martedì 28 luglio 2015

VINCENZO NUCCI RICORDATO DA MARCO GOLDIN



SCIACCA PIANGE ENZO NUCCI, 







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RICORDANDO IL MIO AMICO VINCENZO NUCCI



VINCENZO NUCCI

 I  QUADRI  DELL’ANIMA




Sabato 8 agosto 2015, presso il Teatro Samonà, a Sciacca, dalle ore 19, avrà luogo una serata di commemorazione del pittore Vincenzo Nucci con una mostra nel foyer del Teatro fino a sabato 22 agosto.


A distanza di alcuni mesi  dalla scomparsa dell’artista siciliano, desidero  riproporre il poema visuale scritto nel 2010 con un testo ancora  profetico e attuale.

 Risultati immagini per vincenzo nucci artista



TUTTO PARLA DI TE
Poema Visivo  di Giovanni  Bonanno
dedicato a Vincenzo Nucci.


Ho attraversato  antiche valli siciliane,
 luoghi solitari  e vecchi viali di campagna,
 ho odorato l’essenze profumate delle passate stagioni,
le terre aspre e  i sottili incanti con la Bougainville 
che si arrampica generosa su vecchi muri di tufo bruciati dal sale
  a vedere curiosa l’orizzonte africano che ancora incanta.
Tutto parla di te.

Ho scrutato l’acqua del Carboi che pare d’argento e seta fine
 sdraiarsi  come un vecchio  stanco  accanto ad una palma araba
che lascia ombre sottili di silenzio
che sanno di ruggine e di   profumi  antichi.
Tutto parla di te.

Dalla terra d’Abruzzo  c’è chi scruta ancora curioso la finestra del porto di Sciacca  
e continua a incantarsi per le sottili alchimie che nascono dall’anima,  
di come suo figlio sa trasformare il piombo più nero del cielo d’inverno
e il rovente rame d’estate in verdi brillanti, in ocre preziose africane
e struggenti lacche di garanza  che sanno di malva, di miele e di sulla fiorita a primavera.
Tutto parla di te.

Solo la nostalgia, quella più sottile e inquieta
sa colmare il vuoto di un’intera stagione,
sa carpire l’essenza più autentica dell’esserci ancora,  
emulando i favolosi ritmi e le antiche cadenze di tempo passato
nella penombra più vera di un’antica e solitaria casa padronale siciliana.

Natura, tutto parla ancora di te.

Giovanni Bonanno © 2010

venerdì 24 luglio 2015

RUGGERO MAGGI E IL PADIGLIONE TIBET / Proroga apertura a Venezia fino al 28 agosto 2015






Tulku, le incarnazioni mistiche del Tibet
di Piero Verni e Giampietro Mattolin

I tulku sono quei maestri spirituali che scelgono di ritornare nel
mondo, esistenza dopo esistenza, per essere di aiuto agli esseri
viventi.
La tradizione di queste reincarnazioni mistiche è una caratteristica
peculiare del Buddhismo vajrayana, la forma dell’insegnamento del
Buddha diffusa in Tibet, regione himalayana e Mongolia.
Profondamente radicata nelle culture di questi Paesi, fuori però
dall’universo tibetano questa usanza è stata spesso fraintesa.
Scopo di “Tulku, le incarnazioni mistiche del Tibet” è quello di fornire
al lettore, attraverso un linguaggio semplice e chiaro, un quadro
esauriente di cosa effettivamente sia la tradizione dei tulku e di come
interagisca con le società nelle quali è presente.
Grazie anche alle numerose interviste concesse agli autori dal Dalai
Lama e da altri importanti lama buddhisti, questo libro ricostruisce la
storia, l’orizzonte religioso ed etnico, l’attuale condizione e il futuro di
questa fondamentale componente della civiltà tibetana.
Di particolare interesse inoltre, i capitoli dedicati alla vita del VI Dalai
Lama (il più eterodosso di tutto il lignaggio) e all’infanzia dell’attuale
quattordicesima reincarnazione, prima che venisse riconosciuta e
insediata a Lhasa in qualità di massima autorità del Tibet.
Da segnalare infine come dalle pagine di questo volume (sia grazie
al testo sia all’imponente apparato fotografico di cui si avvale)
emerga anche una nitida immagine del Tibet e dei luoghi in cui i tulku
esercitano la loro funzione spirituale.







PADIGLIONE TIBET, 6 LUGLIO
EVENTI ARTISTICI ED INTERCULTURALI
di Angela Zenato

La serata del 6 luglio il Padiglione Tibet ha festeggiato gli ottant'anni
del Dalai Lama all'interno di uno spazio presto rivelatosi un magico
tavolo rotondo.
La sorpresa di un ambiente tanto eclettico mi ha inserita in contesti
sempre mutevoli, passando dalle rappresentazioni quasi metafisiche
della performance di danza di Ksette, sul calar della sera, alle note
incise e potenti di Alberto Fortis all'interno, attorno al quale ho visto
trasformarsi un piccolo teatro greco dove la bellezza dell'arte e gli
animi tutti hanno espresso un'incredibile, palpabile energia dagli echi
antichissimi.
La linea conduttrice - cultura Tibetana e riflessioni interculturali - ha
seguito sentieri ed espressioni di libertà artistica significativi, portati
alla ribalta in un contesto architettonico minimale e sacro, quale
perfetto spazio di continuità tra oriente ed occidente, insomma, un
perfetto padiglione per un paese che non c'è, laboratorio di idee,
riflessioni ed esperienze da condividere!
Portare nel nostro al di qua immagini reali etniche e proporre un
confronto artistico costante ha gettato le basi per porre l'arte quale
mezzo di comunione transcontinentale, quasi fosse una preghiera di
salvezza. Tra le elaborazioni artistiche più meditative, i passi di
danza calati nell'oscurità della sera, come domande inespresse,
lungo un futuro tutto da percorrere, si muovevano accompagnati da
un'entità muta, simile nei gesti ad una sofferente creatura, estenuata,
costretta alla violenta ripetizione dei movimenti. Che in quell'acqua
possano esser cadute lacrime? Che sia una sorta di passione, di
corpo, di sacrificio scaraventato, crudo, nella petrosa realtà, in
serpeggiante silenzio, sferzando sulla pietra la vita come una frusta?
La performance ha tramutato in gesto i passi, i movimenti in piccolo
teatro, teso, racchiuso in un essenziale piazzale tinto di blu, tinto dal
cielo, dal tramonto, dal blu dell'acqua, ombreggiando e disegnando
la parete, a moltiplicarne i gesti…
Un'altra ripetizione, un'altra, identica, storia.…




FORTIS… FORTISSIMO!
di Angela Zenato

A lasciare senza parole, completamente assorbiti dalla sua forte
personalità è stato proprio Alberto Fortis, conosciutissimo cantautore
e poliedrico strumentista.
Sarà stata l'atmosfera colorata, soffusa, sfumata, il gran pubblico
appassionatissimo, raccolto nello spazio interno a semicerchio, e lo
spirito dell'esposizione del Padiglione Tibet, o tutte queste cose
assieme, ma un'ondata di magia inseguiva l'altra, con sorpresa.
Ascoltare Fortis è stato rigenerante, rivitalizzante ed inaspettato!
Quando e' arrivato in padiglione, sereno, candido, si è avvicinato al
pianoforte per le consuetudinarie "prove", ecco, sin da lì sembrava
volesse proprio farlo suonare per bene, il suo piano! Un
riscaldamento come tanti altri, ma che rendeva il timbro della
persona.
Il concerto, ho pensato, dev'essere per lui un momento metamorfico,
se dopo alcuni gentili "sì, grazie", "potremmo spostare le luci, per
favore?", è entrato in scena scatenato ed... alato! Calzava infatti un
paio di scarpe bianche con le ali: un Mercurio canoro!
Eh, certo! Effettivamente a lui non spettava forse di ricordare che gli
eventi della serata portavano con sè il messaggio profondo raccolto
nel Padiglione e quanto raggiunto, spiritualmente, anche nella sua
vita?
Certamente... esso chiedeva di essere comunicato nella maniera più
incisiva possibile: con il canto, gridandolo al mondo, con le note
poetiche che la musica può, più dell'oratoria.


giovedì 23 luglio 2015

A STELLA CILENTO / INCONTRI RAVVICINATI A PALAZZO VENTIMIGLIA




COMUNE DI STELLA CILENTO
Provincia di Salerno
Via Madonna di Fatima – Tel. E Fax 0974-909078 – C.F. e P. Iva 03425180654
                                          

12° edizione STELLAINARTE

Incontri ravvicinati


“Palazzo Ventimiglia”
Stella Cilento (SA) 28 Luglio > 19 Agosto 2015

inaugurazione 28 Luglio 2015 ore 19.30



Damiano Durante, Natura Morta n. 9 cm 115 x 77  2013 



Martedì 28 2015, alle ore 19,30, presso Palazzo Ventimiglia di Stella Cilento, con il patrocinio della Provincia di Salerno, dell’Ente Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano, dell’Unione Comuni dell’Alento e del Comune di Stella Cilento, s’inaugura, coordinata da Silvio Massanova, la XII edizione della rassegna d’arte contemporanea “STELLAINARTE”.

La mostra di quest’anno a Stella Cilento, la dodicesima edizione, è dedicata a Franco Massanova, che è stato il suo ideatore e che, nonostante i tanti ostacoli che sempre si frappongono quando si organizzano questi eventi, l’ha sempre fortemente voluta.

Il titolo dato a questa rassegna  è “ Incontri ravvicinati”, una sorta di scambio emozionale tra i quattro artisti presenti:  Antonio Ambrosino,  Damiano Durante, Anna Chiara Rella, Emilio Socci .
La mostra si pone come ulteriore occasione di approfondimento delle vicende artistiche campane in particolare di quelle legate al mezzo pittorico.

Il fatto è che il nostro tempo, spiega Cristina Tafuri, è infinitamente più inquieto di altri, “innescato” com'è per la sua stessa autodistruzione: e ciò spiega i turbamenti a volte dolorosi che avvertiamo in  molti artisti; ed è inoltre organizzato secondo sistemi capaci di annientare i più deboli o fragili: e basta pensare alle caratteristiche economico-istituzionali assunte solo nel nostro secolo  dal “mercato artistico” per capire sia la necessità dei raggruppamenti come la rapidità del loro consumo.

La mostra sarà aperta dal Venerdì alla Domenica dalle ore 19.00 alle 22.30 oppure su appuntamento.

per info: Silvio Massanova
cel. 3394249089
       www.stellainarte.blogspot.com        



mercoledì 22 luglio 2015

A Sorrento le opere di Arnaldo Pomodoro. Rive dei mari




Sorrento presenta la mostra “Arnaldo Pomodoro. Rive dei mari” a Villa Fiorentino dal 22 maggio al 22 novembre 2015.  Un lungo percorso artistico, iniziato sin dagli anni Cinquanta. con opere  che vanno dal 1960 al 2004.







L’evento, curato da Flaminio Gualdoni e Gino Fienga, e organizzato dalla Fondazione Sorrento in collaborazione con la Fondazione Arnaldo Pomodoro e con- fine edizioni, comprende l’esposizione di 7 opere monumentali già installate nelle piazze del Comune e a Villa Fiorentino e circa 100 opere, tra sculture in bronzo e fiberglass, grafiche e libri d’arte, che verranno ospitate nella sede della Fondazione Sorrento. Le opere in mostra, dalle sculture come La colonna del viaggiatore (1960), la Sfera n. 1 (1963), la Lancia di luce (1985) alle straordinarie carte Cronache, Lettere (1977), Frammenti in omaggio a Emilio Villa (2004) rappresentano tappe e passaggi fondamentali della ricerca artistica di Arnaldo Pomodoro. 







Il percorso delle sculture  studiato fra le piazze e gli ambienti di Villa Fiorentino intende creare fra le opere e i luoghi in cui sono collocate, un dialogo e un rapporto con lo spazio e la città,  mentre la grafica è  ospitata nel chiuso  nella sede della Fondazione Sorrento a Villa Fiorentino.   Una importante antologica che evidenzia il linguaggio espressivo dello scultore, da sempre interessato  a un colloquio con lo spazio architettonico  e anche  nello spazio simbolico,  e misterioso degli archetipi. 





L’artista  Arnaldo Pomodoro

Arnaldo Pomodoro è nato nel Montefeltro nel 1926, ha vissuto l’infanzia e la formazione a Pesaro. Dal 1954 vive e lavora a Milano. Le sue opere del Cinquanta  sono altorilievi dove emerge una singolarissima “scrittura” inedita nella scultura, che viene d’ora in poi interpretata variamente dai maggiori critici. Nei primi anni Sessanta affronta la tridimensionalità e sviluppa la ricerca sulle forme della geometria solida, che poi si estende alla grande dimensione. Le sue sculture sono presenti in spazi urbani in Italia e all’estero e nelle raccolte pubbliche maggiori del mondo. Tra le opere ambientali si ricordano il lungo rilievo in cemento Moto terreno solare al Simposio di Minoa a Marsala, la Sala d’Armi del Museo Poldi Pezzoli di Milano, l’environment Ingresso nel labirinto, dedicato all’Epopea di Gilgamesh e Carapace, la cantina progettata per la Tenuta Castelbuono di Bevagna, commissionata dalla famiglia Lunelli e inaugurata nel giugno 2012. Memorabili mostre antologiche lo hanno consacrato artista tra i più significativi del panorama contemporaneo. Numerose esposizioni itineranti si sono susseguite in Europa, Stati Uniti, Australia e Giappone, Si è dedicato alla scenografia sin dall’inizio della sua attività e ha realizzato ‘‘macchine spettacolari’’ per numerosi lavori teatrali. 

Ha insegnato nei dipartimenti d’arte delle università americane: Stanford University, University of California a Berkeley, Mills College. Ha ricevuto molti premi e importanti riconoscimenti: i Premi di Scultura alle Biennali di São Paulo (1963) e Venezia (1964); il Praemium Imperiale per la Scultura 1990 della Japan Art Association e il Lifetime Achievement in Contemporary Sculpture Award dell’ International Sculpture Center di San Francisco (2008). Nel 1992 il Trinity College dell’Università di Dublino gli ha conferito la Laurea honoris causa in Lettere e nel 2001 l’Università di Ancona quella in Ingegneria edile-architettura.






La Fondazione e il Comune di Sorrento continuano a credere nella programmazione dei grandi eventi d’arte, iniziati con Aligi Sassu e proseguiti con Mimmo Paladino, Antonio Biasucci, Salvador Dalì, Mario Sironi e infine Pablo Picasso.




Inaugurazione avvenuta  venerdì 22 maggio alle ore 19.00
Location: Villa Fiorentino Corso Italia, 53 – Sorrento 
Durata: dal 23 maggio al 22 novembre 2015 Catalogo: con-fine edizioni
Orario: dalle 10 alle 13 e dalle 16 alle 21. Sabato, domenica e festivi fino alle h 22.
Ingresso: biglietto unico € 5 I gruppi scolastici € 2 | ridotto per gruppi superiori a 15 persone € 3

Sito ufficiale: www.fondazionesorrento.com/arnaldopomodoro
Pagine FB: www.facebook.com/mostrediarteasorrento

Info Stampa FB: Fondazione Sorrento Stampa
Email: fondazionesorrentostampa2015@gmail.com



sabato 18 luglio 2015

Oggi Ben Vautier, compie 80 anni.




80/ OTTANTA BEN VAUTIER





Ben Vautier
Ben Vautier nasce il 18 luglio 1935 a Napoli. Dopo avere vissuto in svariati Paesi, la famiglia si stabilisce a Nizza nel 1949. Stimolato da Yves Klein, da Marcel Duchamp e dai Nouveaux Réalistes, Ben Vautier inizia a sviluppare uno stile artistico personale d’ispirazione dadaista. Alla fine degli anni Cinquanta realizza opere che, anni prima di Andy Warhol, offrono varianti sul tema di una banana estremamente stilizzata, oltre a una serie di creazioni composte da pezzi singoli, che ricordano le macchine di Jean Tinguely.
In questo periodo l’artista usa già quello che sarà il suo segno distintivo, ovvero le indicazioni e spiegazioni scritte in corsivo sull’oggetto con un vivace colore a pastello. Tra il 1958 e il ’73 Ben Vautier gestisce un negozio di dischi a Nizza, il "Magazin", che suscita scalpore per via del prospetto esterno e dell’arredamento. Nel 1959 l’artista fonda la rivista "Ben Dieu" e l’anno successivo tiene la prima mostra personale "Rien et tout" al "Laboratoire 32", al primo piano del suo negozio.
A partire dai "readymade" di Duchamp e dalla convinzione che un’opera d’arte sia riconoscibile esclusivamente dalla firma dell’artista, Vautier firma tutto ciò che gli capita sottomano, anche opere di altri e perfino il proprio corpo. Questa fase cessa nel 1962, quando l’artista dichiara di non volere più firmare nulla in futuro.
Principale esponente di Fluxus dal 1962 al ’70 insieme ad Al Hansen, John Cage e altri, Ben Vautier si presenta ai festival internazionali del movimento e si mette in mostra partecipando a numerose performance. L’ormai affermato artista diventa il mentore di una giovane tendenza pittorica, cui dà il nome di "Figuration libre" in un articolo del 1981 per la rivista "Flash Art". 
Nel corso della successiva fase creativa, Vautier realizza quadri con acrilico, su cui combina scrittura ed elementi propri dei fumetti. Gli anni Novanta sono determinati da vari gruppi di lavori: la serie dei totem (sculture composte da vari oggetti d’uso comune montati su pali) e gli "Oiseaux" del 1991 (assemblaggi di oggetti a forma di volatile). Vautier ricompone inoltre gli oggetti di "Ben" degli anni Sessanta, montandoli su quadri e commentandoli. Il successo dell’artista, che tuttora vive e lavora a Nizza, è testimoniato da numerose mostre internazionali e retrospettive.

venerdì 10 luglio 2015

AUGUSTO PEREZ AL FESTIVAL DI RAVELLO




Al Festival di Ravello in mostra 27 opere di Augusto Perez

Dal 27 giugno al 31 ottobre


Giovanni Testori: “sprofonda in sé stessa e traduce lo strazio del nostro essere uomini nello strazio della bellezza"





Dopo le mostre di Igor Mitoraj, Mimmo Paladino, Tony Cragg Ravello Festival,  con la sua  63esima edizione dedicata al tema dell’“InCanto”, presenta  a Villa Rufolo e alla  terrazza dell’Auditorium Niemeyer) uno dei più interessanti scultori del ‘900 Augusto Perez
Proprio per l’importanza del lavoro di questo scultore,  la Fondazione Ravello ha voluto dedicargli la più ampia retrospettiva all'aperto mai realizzata dalla sua morte.

Dal 28 giugno al 5 settembre nei suggestivi spazi di Villa Rufolo e della terrazza dell'Auditorium Oscar Niemeyer  sarà allestita una importante e straordinaria retrospettiva dedicata ad Augusto Perez (Messina 1929 – Napoli 2000), a cura di Flavio Arensi .




Ventisette sculture monumentali selezionate tra i capolavori più noti dell’artista Siciliano ma partenopeo di adozione, dagli anni sessanta fino alle ultime creazioni. Tra queste una serie di sculture recuperate per l'occasione, come la grande opera Terrae Motus, nata dalla collaborazione con Lucio Amelio, oggi in collezione privata.  

Inoltre, è presente   negli spazi della Cappella della Villa  l'installazione della “Grande Crocefissione” così come immaginata dall'artista. 




Video Perez a Ravello: 

https://youtu.be/zPDaBJlFhmI 

https://youtu.be/9r9nRQg0cRw 

https://youtu.be/eesBeFKB-0E

DIFFUSA SACS 2015 - Quiliano


Galleria virtuale  SACS

2015    Quiliano




Spazio Arte Contemporanea Sperimentale

 Galleria virtuale SACS

10 luglio
Collettiva virtuale

Artisti presenti: Giovanni Bonanno - Bruno Cassaglia 
- Renato Cerisola - Ruggero Maggi - Cristina Sosio











La realtà virtuale tra arte e tecnologia

Presentazione di Sandro Bongiani

Viviamo in una società  complessa  e globale carica di  apporti nuovi e in continua evoluzione.
Con l’avvento prima della tivù  e  poi di internet, si vive la realtà della “simulazione significante;  
una seconda realtà parallela e sovrapposta al reale  essenzialmente immateriale. In questa  
nuova dimensione anche l’arte è costretta a fare i conti con le nuove problematiche  globali,
come quella  della tecnologia virtuale.   Ormai  è cambiato  il modo di fruire l'oggetto  culturale
e persino  la scoperta  …




Visit:     
http://www.sacsarte.net/SACS-Galleria-virtuale.html 


(Biblioteca Civica A. Aonzo)
Video d'animazione del nuovo spazio
espositivo virtuale del SACS
10/19 luglio
Organizzazione: SACS
Orario: martedì, mercoledì, venerdì 15.00- 18.00/martedì, giovedì, sabato 9.00-12.00


 


martedì 7 luglio 2015




SPAZIO OPHEN VIRTUAL ART GALLERY 2.0
Via S. Calenda, 105/D - Salerno

VIRTUAL FLUXUS TWO
SHOZO  SHIMAMOTO
1928 - 2013

 

Progetto Internazionale dedicato  a  Shozo Shimamoto 
a cura di Giovanni  Bonanno

(Seconda parte)


Dal 16 luglio 2015  al 29 agosto 2015

Inaugurazione:  giovedì 16  luglio  2015,  ore 18.00
Ophen Virtual Art Gallery  2.0
Via S. Calenda, 105/D – Salerno Tel/Fax 089 5648159
e-mail:  bongiani@alice.it      

Orario continuato tutti i giorni dalle 00.00 alle 24.00
                              
Secondo evento indipendente progettato in concomitanza con la 56th Esposizione Internazionale d'Arte - la Biennale di Venezia

  
S’inaugura  Giovedì 16  luglio 2015, alle ore 18.00, la mostra  collettiva internazionale “Add &  Return” a cura di Giovanni Bonanno dal titolo:VIRTUAL FLUXUS TWO che lo Spazio  Ophen


Virtual Art Gallery di Salerno dedica all’artista giapponese Shozo  Shimamoto come evento  contemporaneo ed indipendente  progettato in concomitanza con la 56th Biennale Internazionale d’Arte di Venezia 2015.   Proprio per questa particolare  occasione  la galleria intende  dedicare l’attenzione a due artisti giapponesi come Shozo Shimamoto e Ryosuke Cohen,  che riassumono molto bene il concetto del  The World's  Futures / “Inside and outside the body”, (dentro e fuori il corpo). Tra il 31 maggio e il 29 agosto 2015 verranno presentate presso lo Spazio Ophen Virtual Art Gallery 2.0 di Salerno, le opere di 97 artisti in due  rispettive mostre con una serie di opere scelte di Shozo Shimamoto, (24 opere)  a margine del progetto di Mail Art  “Head”  progetto concretizzato  proficuamente  tra gli anni 80 e 90.  In questa “seconda fase” della Rassegna Internazionale sono presenti  50  opere  di altrettanti  importanti autori internazionali che hanno  partecipato al progetto internazionale a lui dedicato.



Artisti presenti:
Shozo Shimamoto, Adriano  Bonari, Ernesto  Terlizzi, Gian Paolo Roffi, G. Franco  Brambati, Michel Della  Vedova, Ruud  Janssen, Nicolò D'Alessandro, Rosanna Veronesi, Antonio Amato, Fernando Andolcetti, Fausto  Paci, Claudio Romeo,  Giancarlo Pucci, Daniel Daligand, Fulgor C. Silvi, Juliana Hellmundt, Andrea Bonanno, Miguel Jimenez, Bruno Sayao, Borderline Grafix, Dimitry Babenko, Masayuki  Koorida, David Dellafiora, Massimo Medola, Luca Giacobbe, Angela Caporaso, Maurizio Follin, Linda Pelati, Daniel de Cullà, Monica Michelotti, Michal Bycko, Arturo Fallico, Ars&Design, Antonio Conte, Claudio Parentela, Mike Dyar - Eat Art, Lorenzo Lome Menguzzato, Alfonso  Caccavale, Anabela G. & Bruno C, Maria Josè Silva, Domenico Severino, Maurizia Carantani, Giovanni Bonanno, Lucia Spagnuolo, Walter Pennacchi, Roberto Scala, Carlo Iacomucci, Manuel Ruiz Ruiz, Serse Luigetti.







BIOGRAFIA 

Shozo Shimamoto (Osaka, 22 gennaio 1928 – 25 gennaio 2013) è stato un importante  artista contemporaneo  giapponese. Nei primi anni 50  è stato con Jiro Yoshihara il fondatore del Movimento Gutai per l’Arte Concreta. Gutai è il movimento artistico che  meglio ha  rappresentato l’esigenza di creare un ponte culturale, un luogo di sintesi tra due modelli artistici.    I suoi lavori si basano sul fatto di liberare l’arte dalle convenzioni della tradizione,. anticipando così fenomeni quali Fluxus e l’Arte Concettuale, istaurando  proficui  rapporti con  il movimento Fluxus, e lo Spazialismo italiano di Lucio Fontana.  Nel manifesto del movimento artistico si parla di messa al bando del pennello. Dopo lo scioglimento del movimento Gutai, Shozo Shimamoto scopre la Mail Art che utilizza per le  straordinarie possibilità attive e collettive di  partecipazione. Negli anni novanta ricrea la Bottle Art. Shozo Shimamoto ha fatto delle performance in tutto il mondo con la sua visione pacifista. Nel ’1996 Ben Porter, il fisico nucleare responsabile del Manhattan Project, lo propone per il Premio Nobel per la Pace. Shozo Shimamoto è  stato  anche uno dei pionieri  principali della Mail Art. Nel 1975-1976, aderisce alle iniziative dell'Unione degli Artisti (Artists' Union Group), del quale diventa uno dei massimi rappresentanti della Mail Art, sviluppando una nuova e personalissima concezione dell'uomo-artista come prodotto di un lavoro sociale e collettivo che si riflette in un preciso progetto: ogni volta che Shozo Shimamoto incontra un artista o una personalità politica importante lo invita a intervenire con scritte, disegni e oggetti sulla sua testa rasata, conservando la documentazione fotografica dell'azione. Inoltre, dal 1986 in poi,  continuerà  incessantemente a utilizzare la sua testa rasata come mezzo per le sue attività di mail art partecipando alla Peace Run attraverso l'Europa continuando a portare e a diffondere, attraverso le sue performance, messaggi di pace. Nel 1987, invitato dal Museo di Dallas mette in scena una performance sul centenario della nascita di Marcel Duchamp: messaggi di pace e spezzoni di film vengono proiettati sulla sua testa rasata. Il critico del New York Times Roberta Smith lo ha definito come uno degli sperimentatori più audaci e indipendenti della scena dell'arte del dopoguerra negli Anni Cinquanta.   Suoi lavori sono in collezioni di musei come la Tate Gallery e la Tate Modern (a Londra e a Liverpool) e il Hyogo Prefectural Museum of Art a Kobe, Giappone e in importanti collezioni e raccolte private.









SHOZO  SHIMAMOTO

In occasione della 56°  Biennale di Venezia 2015, come evento indipendente e trasversale, lo Spazio  Ophen Virtual Art Gallery di Salerno intende  dedicare l’attenzione a due artisti giapponesi come Shozo Shimamoto e Ryosuke Cohen  che riassumono molto bene il concetto del  The World's  Futures / “Inside and outside the body”, (dentro e fuori il corpo). Tra il 31 maggio e il 29 agosto 2015 verranno presentate nelle tre sale dello Spazio Ophen Virtual Art Gallery 2.0  di Salerno, complessivamente  le opere di 97 artisti in due  rispettive mostre con una serie di lavori di Shozo Shimamoto, (24 opere) a corollario del progetto di Mail Ar t  “Head”  concretizzato  proficuamente  tra gli anni 80 e 90. A confronto con il lavoro svolto da Shimamoto, verrà presentata dal 13 settembre fino al 28  novembre 2015 una  importante retrospettiva  di Ryosuke Cohen  dal titolo “Ryosuke Cohen / Fractal Portrait Project” - 2001/2015,  a 30 anni esatti dai lavori chiamati “Brain cell” .    

 In questa seconda  Rassegna Collettiva Internazionale  dal titolo: “VIRTUAL FLUXUS TWO”,  dedicata da Giovanni Bonanno a Shozo Shimamoto,  sono presenti  50  opere  di altrettanti  importanti autori internazionali che hanno voluto essere presenti a questo particolare  evento e 24 opere di Shozo Shimamoto  poco conosciute a margine del progetto di Mail Art  “Head”.






SHOZO SHIMAMOTO / “Inside and outside the body”
(dentro e fuori il corpo).

L’artista giapponese, considerato il "kamikaze del colore” intende la pittura come azione forte, sentimento  prepotente capace di travolgere e triturare qualsiasi precaria certezza. Le bottiglie di colore che lancia direttamente sulle tele servono a liberare i suoi tormenti, le sue paure. La sua pittura, se così vogliamo chiamarla, nasce dal gesto dell’artista che agisce a contatto con il pubblico, per definirsi e condensarsi in opera. Nei suoi interventi non è importante l’atto finale che porta alla realizzazione dell'oggetto, ma l’azione diretta, il suo svolgersi nel momento stesso che si fa colore. Ciò che conta è riuscire a materializzare l’energia  e di colpo svelarla come in un precario battito d’ali.  Per questo, Shozo Shimamoto si affida alla performance come pratica necessaria a liberare le energie accumulate dentro di sé nel momento stesso dell’accadimento e dell’azione. A volte,  l’opera viene creata anche all’aperto, a contatto con gli eventi atmosferici; il vento, la pioggia, la neve  fanno parte dell’azione dell’artista con un contributo del tutto casuale nella definizione finale dell’opera. 

Alla fine degli anni '50 vi è stato un momento casualmente convergente in cui artisti di diversa area geografica (America, Europa, Giappone) hanno indagato, quasi nello stesso momento, in una identica direzione  approdando ognuno a modo proprio, a risultati del tutto differenti ma condivisibili. Arte concepita come flusso diarroico di energie primarie che si materializzavano  in un succedersi continuo emulando i momenti della vita. Flusso del tutto caotico in cui le arti vengono a contaminarsi e a definirsi in modo originale.  Per certi versi il suo modo di fare "pittura”, potrebbe essere paragonato all’Action Painting di  Jackson Pollock. In verità, le opere di  Shozo condividono i profondi pensieri della filosofia Zen, una concezione della vita del tutto diversa  da quella  personale  dell’artista americano. In Pollock vi è alla base una motivazione  prettamente esistenziale;  l’uso del dripping e del proprio corpo dentro la tela,  seppur gestuale, è  un atto ancora pittorico e prettamente privato. Per l’artista giapponese Shozo Shimamoto, invece, creare significa agire a contatto con il pubblico, avere un rapporto proficuo con gli altri, farsi evento, rivelazione.  

Per lui non è importante l’opera "definita e finita”, ma l’evento  provvisorio che si materializza in opera. L’arte, quindi,  non è pura descrizione delle cose, è intesa come  la materializzazione di una idea, di un pensiero fluttuante che lascia la mente per divenire gesto  di liberazione;  liberazione di pulsioni e di energie  spesso soffocate che prendono il volo e incontrollate  si disseminano sulla tela. Non a caso, in diverse opere create da Shimamoto,  i frammenti di oggetti vengono lasciati volutamente a sedimentare, assorbiti dal colore come parte  significante dell’opera, (vetri di bottiglia, lattine, sandali), oggetti sopravvissuti all’uragano e alla furia di questo autentico  Kamikaze della performance. Massimo Sgroi, lo definisce "l’artista contemporaneo che non rappresenta più colui che produce un’opera pittorica, ma ricopre il ruolo di mediatore tra la realizzazione di un’idea (la sua) e colui che la vive".  In questo senso, l’artista  si fa promotore di un "vissuto”, diventa il regista di un evento unico, altamente creativo e suggestivo. 





Il  Teatro dell’essenza

Per Shimamoto, azione, happening, performance, pittura, tutto diventa materia di uso per creare un’opera.  Per diversi decenni ha sottolineato l’uso   spericolato dei materiali  accentuando negli anni ‘60 il gesto e poi l’evento artistico sconfinando  spesso  nella spettacolarità e nel  happening. Con estrema libertà  Shimamoto  ha attraversato esperienze e ricerche diverse e apparentemente incompatibili tra loro; dalla pittura Informale ai buchi, dalla Mail Art alla Body Art, dall’installazione alla performance  fino all’uso della fotografia, del video e persino del film d’artista. Il critico del New York Times Roberta Smith lo ha definito come “uno degli sperimentatori più audaci e indipendenti della scena dell'arte del dopoguerra negli Anni Cinquanta”. Del resto, Gutai, corrente artistica giapponese fondata nel 1954 ad Osaka da Jiro Yoschihara e di cui Shimamoto è uno degli interpreti più importanti è una parola che in giapponese significa conflitto tra materia e spirito, e di fatto, Gutai ha prodotto una  evidente rottura con la tradizione e l'arte spirituale  giapponese introducendo  la materia nel rapporto con la vita in un momento storico  condizionato fortemente dai tragici eventi bellici  come quelli di Iroshima e Nagasaki.  Una spiritualità concretizzata nella materia. Il termine “Gutai”,  significa anche  “concreto”. Una decisa volontà di creare forme espressive nuove, diverse, libere da qualsiasi tipo di proposta consueta di tipo accademico, come il  disegno, la bella pittura  fatta con  il pennello. Insomma,  l’artista nipponico cambia il  concetto consueto di creazione artistica grazie alla ricerca e alla sperimentazione, anticipando esperienze importanti  come l’ Action Painting  e  il movimento Fluxus americano sorto  circa dieci anni dopo ad opera di George Maciunas.  Attraverso la dimensione sofferta e lacerata dei tempi, attraverso la forte frattura con la tradizione,  l'arte intesa come la mediazione della mente  cerca di mettere in mostra le qualità intime, la  libertà e l’energia insostanziale della materia. Tutto ciò che era  prima tradizione ora è materia sciolta e fluida che inizia a  rivivere. Per cui, il rapporto fra artista e materia appare invertito: sono gli artisti a porsi al servizio dell’opera, anziché dominarla con la propria  arroganza e prepotente  sensibilità poetica.

Shozo Shimamoto  alcuni anni prima del 1950 aveva già realizzato una serie di opere aprendo uno squarcio  concreto sulla superficie della pittura. Anche queste opere, sono nate come  risultato di un`azione casuale.  In quel periodo, per risparmiare sui materiali, Shimamoto usava come base carta di giornali incollati, tuttavia,  un giorno per sbaglio fini`  per fare un buco su una superficie   di carta fragile. D`istinto Shimamoto  si accorse che si trattava comunque di un`espressione. E` interessante sottolineare come circa nello stesso periodo in Italia, Fontana tentava di aprire dei fori sulla tela e successivamente  i  tagli, tuttavia,  bisogna notare come i primi buchi e tagli di Fontana risalgono al 1949, come sono testimoniate dai cataloghi e  dalle mostre  svolte, mentre Shimamoto di certo ha iniziato a fare i primi buchi nel 1946, praticamente tre anni prima di Fontana. Inoltre,  occorre aggiungere che i Maestri Gutai dal 1949 erano  in Europa già molto conosciuti con le loro opere, invitati dallo scrittore e artista francese  Henri  Michaux.  Solo nel 1994, durante la mostra "l'Arte giapponese dopo il 1945: il Grido Contro il Cielo" tenutasi  al Museo Guggenheim in New York, il curatore Alexandra MONROE scopre che i "Buchi" di Shimamoto sono antecedenti ai buchi di Fontana (sulla polemica Shimamoto-Fontana cfr. il sito della Tate Gallery).  Nel 1955 durante la “Prima  Esposizione d'arte moderna all' aperto, Shimamoto espone una lamiera frammentata da piccoli buchi dipinta da un lato di bianco e dall' altro di blu.  Sempre nel 1955  Shimamoto partecipa alla “Prima mostra Gutai” all'Ohara Kaikan di Tokyo: per l’occasione presenta l’opera “Prego, camminate qui sopra” realizzata con una serie di assi di legno montate su un sistema di molle che rendono il percorso del visitatore precario e instabile alterando la sua reale stabilità. Di questa opera, negli anni novanta l’artista realizzerà diverse ricostruzioni.  Nel 1956  con "Cannon Work" testimonia la origini delle sue azioni di pittura all'interno della poetica Gutai: vengono sparati da un cannone, appositamente costruito dall'artista, i colori  che si depositano casualmente  sulla tela in  modo casuale e provvisorio. Nel 1957 Shimamoto firma ufficialmente il Manifesto “per una messa al bando del pennello”. L'aspetto più evidente  della concretezza del movimento Gutai e in particolare di Shimamoto  è sicuramente  l'azione,  intesa come dinamismo della creazione che diventa, appunto, evento e rivelazione. Non poteva essere altrimenti.  Nel 1957 il gruppo Gutai ideò il "Gutai Stage Exhibition": per la prima volta nella storia fu utilizzato un palcoscenico come spazio artistico nel quale Shimamoto metteva assieme lo sparo dei colori con un  particolare sottofondo  sonoro.  Nel 1958 durante la seconda esibizione “Arte Gutai sulla scena” alla Asahi Kaikan proietta contemporaneamente sullo stesso schermo due diverse pellicole realizzate da lui stesso.Così dichiara in una sua testimonianza: “Per questo evento decisi di fare qualcosa chiamato ‘Il Film mai visto al mondo’ ”. Su una pellicola usata di 35 mm, cedutagli da un suo ex alunno, e poi lavata nell’aceto, disegna punti e linee.

 Confessa: L'arte come  gesto artistico, consiste  nello stupire lo spettatore”, e aggiunge, “Al presente io mi faccio fare dei disegni sulla testa rasata oppure mi faccio proiettare dei film, ma non allo scopo di fare cose strane. L'opera d'arte è di per sé un'espressione libera, l'atto di dipingere è proporre un'espressione libera. Questo è il vero compito dell'artista." E poi, “nelle performance il corpo è impiegato come elemento di Natura, quindi in entrambi i casi credo di avvicinarmi al Taoismo col quale del resto è in linea tutta la mia formazione di pensiero”. Di certo, il rapporto con il pubblico rimane un aspetto essenziale  in tutta l’opera di Shozo Shimamoto con l’utilizzo della  performance intesa come azione dell'uomo nel tentativo di annullare qualsiasi distinzione tra l'arte e la vita.  E’ del  ’95 la realizzazione del  suo “funerale in vita” col rito Buddista mentre dodici monaci recitavano un sutra.  Tra il “mostrare e l’essere” Shimamoto sceglie “l’essere” e l’utilizzo del corpo che mettendosi in relazione crea il messaggio creativo.  Praticamente  un’arte  diretta, corporea e viva utilizzando  il corpo  come strumento relazionale, comunicativo e poetico in una zona marginale di confine tra  linguaggi diversi, in cui la pittura, l’evento  e il teatro convivono dando vita alla rappresentazione  dell’essenza e dell’energia concreta.       Giovanni  Bonanno      




Shozo  Shimamoto:  avere un’idea per la testa
Shozo Shimamoto, scrive: “Con la mia testa rasata, nel 1987 sono stato in America ed in Canada, e ho poi viaggiato nel 1990 in Europa da Londra fino a Leningrado. Nel 1993 sono andato in Italia ed in Finlandia. Durante le mie tappe sono stato accolto da molti artisti della mail art che hanno scritto i loro messaggi sulla mia testa, oppure vi hanno proiettato diapositive o anche film. Tutti infatti erano pronti ad aspettarmi con alcune idee in mente. Nel 1988 un mio studente mi portò una copia della rivista che aveva trovato nella tasca del sedile dell'aereo della JAL in un volo Tokyo-Parigi. Era una sorta di guida del Giappone dove si presentavano in lingua inglese le bellezze dei templi buddisti, le informazioni sui piatti tipici e quant'altro. Ma fra le altre cose, nella pagina che trattava di cinema, era anche riportata come curiosità la possibilità di vedere un film proiettato sulla mia testa, con tanto di illustrazione disegnata a mano. Senza saperlo, la mia testa rasata stava volando in giro per il mondo. Nel 1987 spedii agli artisti della mail art un foglio con stampata la silhouette della mia testa vista da dietro ed un messaggio in cui invitavo gli artisti a fare il loro intervento. Ricevetti circa 500 risposte. Il fatto che le risposte fossero così numerose è dovuto al sistema del network caratteristico dell'arte postale, in cui non è raro che degli artisti copino e reinterpretino il contenuto originale per poi stamparlo di nuovo inviandolo ad altri artisti e così via. [...]  Un giorno mi arrivò una mail art molto singolare. Proveniva dalla Francia e l'autore era Pascal Lenoir, anche se il foglio originale era partito dall'artista olandese Cor  Reyn che aveva a sua volta fotocopiato la mia testa e inserito il messaggio di invito a disegnarvi dentro qualcosa. Ebbene Lenoir dentro alla mia testa fotocopiò una decina di altre silhouette rimpicciolite della stessa , riproponendo l'invito a disegnarci dentro qualcosa, e la spedì anche a me. Vedendola, non riuscii a trattenermi dal ridere. Il pezzo di mail art che avevo spedito io si era moltiplicato, il numero delle teste era aumentato, e passando per diverse vie era ricapitato proprio a me con la scritta: Perché non partecipi anche tu? Nell'arte postale non ci sono i diritti d'autore, anzi, all'opposto lo spirito che la caratterizza è quello di invitare gli altri ad usare senza limiti i vari contenuti. Così è possibile che a mia insaputa un mio pezzo venga modificato, arricchito di nuove idee, e ritorni al mio indirizzo. L'americano Cracker Jack Kid addirittura spedisce dei modellini tridimensionali della mia testa” .

Di certo, una parte di lavoro di Shozo Shimamoto risulta ancora poco noto, e precisamente la ricerca svolta negli anni 80 e 90 in ambito della Mail Art, una stagione vissuta non in modo marginale, bensì  come protagonista principale. Sono in parte noti  le sue particolari azioni, i suoi messaggi di pace e  le proiezioni di spezzoni di film sulla sua testa rasata utilizzata come spazio e luogo per ospitare l’opera. Praticamente, quasi una galleria del corpo a cielo aperto; forse “la più piccola galleria ambulante al mondo attiva negli anni 80”. In questa mostra collettiva internazionale, a margine della rassegna vi sono presenti diverse immagini che documentano tale attività  a corollario del progetto di Mail Art  “Head”  concretizzato  proficuamente  tra gli anni 80 e 90, come risulta dalle “oper/azioni” realizzate sulla sua testa rasata  da personaggi come Ray  Johnson, Ben Vautier, G. Achille Cavellini, Mayumi Handa, Allan Kaprow e diversi altri protagonisti internazionali dell’arte che sono intervenuti sulla testa dell’artista giapponese disegnando, incollando carte, materiali diversi e persino proiettando frammenti di film. Dopo la morte dell’artista, per ricordarlo a oltre due anni dalla scomparsa abbiamo ritenuto utile non inviare  per posta la solita testa rasata di Shozo Shimamoto. Questa volta è stata spedita per  tutto il 2014 a diversi artisti, una Card  digitale creata appositamente da Giovanni Bonanno dal titolo: “Virtual  Fluxus  Poetry”,   con  una piccola sala vuota a forma di nicchia ad arco  in cui sembra che aleggi il fantasma della testa rasata di Shozo Shimamoto. In questo “spazio apparentemente vuoto” abbiamo, come aveva fatto lui  a partire dal 1987, invitato gli artisti a  realizzare  il proprio intervento performativo chiedendo a loro di  inserire ciò che ritenevano utile  per completare degnamente l’opera. 



Un’ultima  considerazione, per evitare  possibili equivoci di qualsiasi sorta riguarda la partecipazione attiva di Shimamoto al gruppo giapponese Gutai; esperienza  nata  concretamente negli anni 50’, quasi  un decennio prima della proposta americana  del movimento Fluxus. Il titolo “Virtual Fluxus Poetry”  utilizzato da noi  nelle due mostre organizzate non deve trarre in inganno, non deve essere    inteso  o peggio “frainteso” come   reale partecipazione attiva nell’ambito del movimento Fluxus ma  come   convinta concezione e condivisione  poetica di   “flusso immateriale”,  di energia poetica a cui Shimamoto è  stato lungamente interessato, (il termine “fluxus” “dal latino. tardo fluxiōne, deriv. di flŭxus, part. pass. di fluĕre,  significa ‘scorrere, fluire). Del resto, sono risaputi gli intensi scambi intercorsi negli anni 60’ tra il Gutai , il movimento Fluxus e la scena artistica di Parigi, Milano e Torino.  Non è un caso, quindi,  che nella stanza, apparentemente vuota della card inviata per posta, la silhouette della sua testa vista da dietro  affiora magnificamente come energia e flusso immateriale,  inaspettata e “fluida”, presenza  insostanziale perfettamente in linea con le idee  di ricerca portate avanti lungamente  dal grande artista giapponese, pronta  a ricevere l’apporto comunicativo e creativo di tanti artisti internazionali    per essere compiutamente completata.        Giovanni  Bonanno 



Shozo  Shimamoto: la testa rasata va in giro per il mondo
Scrive Shozo Shimamoto: “Con la mia testa rasata, nel 1987 sono stato in America ed in Canada, e ho poi viaggiato nel 1990 in Europa da Londra fino a Leningrado. Nel 1993 sono andato in Italia ed in Finlandia. Durante le mie tappe sono stato accolto da molti artisti della mail art che hanno scritto i loro messaggi sulla mia testa, oppure vi hanno proiettato diapositive o anche film. Tutti infatti erano pronti ad aspettarmi con alcune idee in mente. Nel 1988 un mio studente mi portò una copia della rivista che aveva trovato nella tasca del sedile dell'aereo della JAL in un volo Tokyo-Parigi. Era una sorta di guida del Giappone dove si presentavano in lingua inglese le bellezze dei templi buddisti, le informazioni sui piatti tipici e quant'altro. Ma fra le altre cose, nella pagina che trattava di cinema, era anche riportata come curiosità la possibilità di vedere un film proiettato sulla mia testa, con tanto di illustrazione disegnata a mano. Senza saperlo, la mia testa rasata stava volando in giro per il mondo. Nel 1987 spedii agli artisti della mail art un foglio con stampata la silhouette della mia testa vista da dietro ed un messaggio in cui invitavo gli artisti a fare il loro intervento. Ricevetti circa 500 risposte. Il fatto che le risposte fossero così numerose è dovuto al sistema del network caratteristico dell'arte postale, in cui non è raro che degli artisti copino e reinterpretino il contenuto originale per poi stamparlo di nuovo inviandolo ad altri artisti e così via. [...]  Un giorno mi arrivò una mail art molto singolare. Proveniva dalla Francia e l'autore era Pascal Lenoir, anche se il foglio originale era partito dall'artista olandese Cor  Reyn che aveva a sua volta fotocopiato la mia testa e inserito il messaggio di invito a disegnarvi dentro qualcosa. Ebbene Lenoir dentro alla mia testa fotocopiò una decina di altre silhouette rimpicciolite della stessa , riproponendo l'invito a disegnarci dentro qualcosa, e la spedì anche a me. Vedendola, non riuscii a trattenermi dal ridere. Il pezzo di mail art che avevo spedito io si era moltiplicato, il numero delle teste era aumentato, e passando per diverse vie era ricapitato proprio a me con la scritta: Perché non partecipi anche tu? Nell'arte postale non ci sono i diritti d'autore, anzi, all'opposto lo spirito che la caratterizza è quello di invitare gli altri ad usare senza limiti i vari contenuti. Così è possibile che a mia insaputa un mio pezzo venga modificato, arricchito di nuove idee, e ritorni al mio indirizzo. L'americano Cracker Jack Kid addirittura spedisce dei modellini tridimensionali della mia testa” .





Shozo Shimamoto: L’arte è stupire!!!
"Quando affermo che l'arte è stupire, la gente resta sorpresa. C'è la tendenza a pensare all'arte come un qualcosa di esteticamente bello, frutto di un lavoro delicato, ma questo è piuttosto quel che direi del mondo dell'artigianato. L'arte, oppure il gesto artistico, consistono al contrario nello stupire lo spettatore. Ovviamente "stupire" non significa sorprendere con gesti inconsulti e chiassosi. Si dice che questa sia l'era della società dell'informazione. Una grande quantità di informazioni viene scambiata freneticamente e la gente si illude che ottenere anche una sola informazione in più concorra ad ottenere successo nel lavoro. Tuttavia, quando ci si concentra sulle informazioni che si hanno davanti agli occhi, è chiaro che non si riuscirà a vedere ciò che è oltre. Come avviene in fotografia, mettendo a fuoco un soggetto vicino, lo sfondo risulta sfocato. Allo stesso modo in cui i problemi ambientali attuali sono il frutto di una mentalità miope del nostro passato che non ha saputo gettare lo sguardo sul futuro, oggi rischiamo di non accorgerci di una grande crisi che ci colpirà in un futuro non lontano. L'opera d'arte, però, è un castello fra le nuvole. In una professione normale è necessario camminare prestando molta attenzione a dove si mettono i piedi per evitare di inciampare. Non si può far altro che andare avanti con cautela mantenendo la concentrazione. Tuttavia nel mondo dell'arte, trattandosi di castelli in aria, bisogna al contrario mettere a fuoco l'infinito e sognare il futuro più lontano possibile. Il lavoro dell'artista è esprimere ciò che si è recepito, senza però curarsi della realtà e del modo di vivere umano. Al presente io mi faccio fare dei disegni sulla testa rasata oppure mi faccio proiettare dei film, ma non allo scopo di fare cose strane. L'opera d'arte è di per sé un'espressione libera. E` così che, mentre guardo in cielo e comincio a fantasticare, mi vengono in mente queste idee in modo spontaneo e naturale. Dipingere un quadro è ugualmente un castello fra le nuvole e non è assolutamente necessario che ci sia un legame con la realtà. L'atto di dipingere è proporre un'espressione libera. Questo è il vero compito dell'artista."





Testo  in inglese


Second Independent event and cross designed in conjunction with the 56th International Art Exhibition - la Biennale di Venezia





Inaugurated Thursday, July 16, 2015, at 18.00, the international exhibition "Add & Return" by Giovanni Bonanno entitled: "FLUXUS VIRTUAL TWO" that Space Ophen Virtual Art Gallery of Salerno dedicated to the Japanese artist Shozo Shimamoto, second event as contemporary and independent designed to coincide with the 56th International Biennial of Art in Venice 2015. For this particular occasion, the gallery intends to devote attention to two Japanese artists like Shozo Shimamoto and Ryosuke Cohen, summarizing very well the concept of The World's Futures / "Inside and outside the body," (in and out of the body). Between May 31 and August 29, 2015 will be presented at the Space Ophen Virtual Art Gallery 2.0 of Salerno, the works of 97 artists in two exhibitions with a respective series of selected works of Shozo Shimamoto, (24 works) on the sidelines of the project Mail Art "Head" project materialized profitably between the years 80 and 90. In this "second part" of the International Festival are another 48 works by as many important international authors who participated in the international project dedicated to him.




Featured artists:
Shozo Shimamoto, Adriano  Bonari, Ernesto  Terlizzi, Gian Paolo Roffi, G. Franco  Brambati, Michel Della  Vedova, Ruud  Janssen, Nicolò D'Alessandro, Rosanna Veronesi, Antonio Amato, Fernando Andolcetti, Fausto  Paci, Claudio Romeo,  Giancarlo Pucci, Daniel Daligand, Fulgor C. Silvi, Juliana Hellmundt, Andrea Bonanno, Miguel Jimenez, Bruno Sayao, Borderline Grafix, Dimitry Babenko, Masayuki  Koorida, David Dellafiora, Massimo Medola, Luca Giacobbe, Angela Caporaso, Maurizio Follin, Linda Pelati, Daniel de Cullà, Monica Michelotti, Michal Bycko, Arturo Fallico, Ars&Design, Antonio Conte, Claudio Parentela, Mike Dyar - Eat Art, Lorenzo Lome Menguzzato, Alfonso  Caccavale, Anabela G. & Bruno C, Maria Josè Silva, Domenico Severino, Maurizia Carantani, Lucia Spagnuolo, Walter Pennacchi, Roberto Scala, Carlo Iacomucci, Manuel Ruiz Ruiz, Serse Luigetti.


Shozo Shimamoto: shaved head goes around the world

Shozo Shimamoto writes: "With my head shaved, in 1987 I was in America and Canada, and then I traveled to Europe in 1990 from London to Leningrad. In 1993 he went to Italy and Finland. During my steps have been welcomed by many artists of mail art who wrote their messages on my head, or you have projected slides or film. In fact all were ready waiting for me with a few ideas in mind. In 1988, a student of mine brought me a copy of the magazine he had found in the pocket of the seat of the plane of JAL in a Tokyo-Paris flight. It was a sort of guide of Japan where he presented in English the beauty of the Buddhist temples, the information on the dishes and whatnot. But among other things, the page that was cinema, was also reported as a curiosity a chance to see a film projected on my head, complete with a hand drawn illustration. Without knowing it, my head shaved was flying around the world. In 1987 he sent to the artists of mail art a sheet printed with the silhouette of my head from behind and view a message in which I invited artists to make their intervention. I received about 500 responses. The fact that the answers were so many is due to the system of the network characteristic of mail art, where it is not uncommon for artists to copy and reinterpret the original contents and then print it again by sending it to other artists and so on. [...] One day I received a mail art very unique. He came from France, and the author was Pascal Lenoir, even if the original sheet had left by the Dutch Cor Reyn who had in turn photocopied my head and put the message of invitation to draw into something. Well Lenoir inside my head photocopied ten other shrunken silhouette of the same, proposing an invitation to draw us into something, and sent it to me. Seeing her, I could not help laughing. The piece of mail art that I had sent had multiplied, the number of heads was increased, and via different routes was delivered to me with the words: Why not join too? In art there are no postal copyrights, indeed, the opposite spirit that characterizes it is to invite others to use without limits the various contents. So it is possible that without my knowledge my piece is modified, enriched with new ideas, and return to my address. The American Cracker Jack Kid even sends the three-dimensional models of my head. "







BIOGRAPHY
Shozo Shimamoto (Osaka 22 January 1928 to 25 January 2013) was an important contemporary artist Japanese. In the first 50 years he has been with Jiro Yoshihara the founder of the Movement for the Concrete Art Gutai. Gutai is the artistic movement that has best represented the need to create a cultural bridge, a place of synthesis between two artistic models. His works are based on the fact to free art from the conventions of traditional ,. anticipating phenomena such as Fluxus and Conceptual Art, establishing fruitful relations with the Fluxus movement, and Spatialism Italian Lucio Fontana. In the manifesto of the artistic movement we talk about banning the brush. After the dissolution of the Gutai movement, Shozo Shimamoto discovered mail art that uses the extraordinary possibilities for active and collective participation. In the nineties it recreates the Bottle Art. Shozo Shimamoto did performances around the world with his vision of peace. In '1996 Ben Porter, the nuclear physicist in charge of the Manhattan Project, the proposed for the Nobel Prize for Peace. Shozo Shimamoto was also one of the main pioneers of Mail Art. In 1975-1976, it adheres to the initiatives of the Union of Artists (Artists' Union Group), which became one of the highest representatives of the Mail Art, developing a new and highly personal conception man-artist as a product of social work and community that is reflected in a specific project: whenever Shozo Shimamoto meets an artist or a politician important invited him to intervene with slogans, drawings and objects on his shaved head, preserving the photographic documentation of the action. In addition, since 1986, he will continue unceasingly to use his head shaved as a means for its activities of mail art by participating in the Peace Run through Europe continuing to lead and spread through his performances, messages of peace. In 1987, invited by the Museum of Dallas staged a performance on the centenary of the birth of Marcel Duchamp: peace messages and film clips are projected on his shaved head. The New York Times critic Roberta Smith has described it as one of the most daring experimenters and independent of the postwar art scene in the fifties. His works are in the collections of museums such as the Tate Gallery and the Tate Modern (London and Liverpool) and the Hyogo Prefectural Museum of Art in Kobe, Japan and in major collections and private collections.




Shozo  SHIMAMOTO / BIOGRAFIA
 Nato nel 1928 a Osaka, in Giappone, morto  il 25 gennaio  2013 a Osaka, in Giappone 
1947 / Frequenta l'atelier del maestro Jiro Yoshihara, dove produce la sua prima opera "Høie".                       
1948 / Prende parte alla mostra "Sette artisti d'avanguardia" presso il department store Kintet-su a Osaka.                                                                                                                                                          
1950 / I laureati del Gakuin University Kansai in Hyugo.                                                                              
1953 / Partecipa alla prima mostra del gruppo Genbi, con Jiro Yoshihara,. Diver si giovani artisti che espongono si uniranno al gruppo Gutai .                       
1954 / Fonda Gutai con Jiro Yoshihara. Partecipa alle più importanti mostre Gutai.                                         
1955/ Alla prima mostra Gutai presenta un lavoro rivoluzionario per essere vissuto e goduto dal corpo: "Prego, camminate qui". Il lavoro è stato ricostruito nel 1993.

1956 / In occasione della mostra a cielo aperto Gutai mostra la sua opera realizzata attraverso l'utilizzo di un cannone a mano che verrà presentata alla Biennale di Venezia del 1993, in cui bottiglie di vetro contenenti pigmenti sono gettati ed esplodere il colore direttamente sulla tela

1957 / Mostra il suo video pionieristico arte alla mostra Gutai prestazioni. Un altro dei suoi lavori, un lavoro sonoro, che può essere considerato come musica concreta, è inserito nella Raccolta Centro Pompidou...                
1970 / Produttore artistico per 1000 spose al Festival EXPO
1976 / Partecipa a un progetto di Mail Art che coinvolge 60 paesi e con una rete di 8000 scambi.
Crea una strada con 10.000 giornali lungo il lato del fiume Mukogawa

1992 / Mentre continua a produrre nuove opere, diventa Presidente della Japan Society Arte e Cultura di disabili-persona (ora Arte Giappone) e organizza la prima mostra su larga scala di persone disabili in Osaka. Nello stesso anno viene intervistato di Jane Kennedy Smith per il quotidiano più famoso giapponese, Mainichi Shinbun

1993 / Invitato a partecipare alla Biennale di Venezia come membro del Gutai

1994 / Invitato ad esporre al Guggenheim (New York)

1996 / Shimamoto viene proposto come candidato per il Premio Nobel per la Pace in riconoscimento delle sue attività pacifiste da numerose riunioni Bern Porter, il medico che ha fatto la bomba atomica sganciata su Hiroshima.
1997 / Unico artista giapponese dopo la Restaurazione Meiji ad avere la sua foto in Storia dell'Arte, pubblicato da l'America Album
1998 / Invitato come uno dei primi quattro migliori artisti del mondo dal dopoguerra, insieme a Jackson Pollock, John Cage e Lucio Fontana, a partecipare a una mostra al MOMA (USA)

1999 / Invitato ancora una volta a partecipare alla Biennale di Venezia, con David Bowie e Yoko Ono
2000 / Tiene una mostra a Parigi (Unesco) e propone una collaborazione artistica in Francia, co-sponsorizzata dall'Unesco del Giappone e dalla Felissimo Museo.
Inizia la creazione di un lavoro enorme che sarà conservata da 100 anni a Shin Nishinomiya (Prefettura di Hyogo. 
 2001/ Invitato alla manifestazione Giappone Anno a Londra. Alcune opere sono assegnati alla Tate Modern da inserire nella collezione.
2003 / Invitato a partecipare alla Biennale di Venezia (Extra 50)
2004 / Performance con un elicottero vicino a Venezia. 
Performance Nyotaku a Ca 'Pesaro Galleria Internazionale d'Arte Moderna (Venezia). Tre opere ora appartengono alla collezione della galleria.
2005 / Performance con Elicottero a Trevi e mostra al Trevi Flash Art Museum. 
Mostra personale a Reggio Emilia (Pari & Dispari Agency, Italia). Realizzazione dell'opera piccola d'arte nel mondo, utilizzando nanotecnologie, per realizzare immagini sulle estremità delle setole di uno spazzolino da denti (in collaborazione con Ritsumeikan Università di Kyoto)
2006 / Invitato ad esporre alla ZONE ZERO a Duesseldorf.
Invitato ad esporre alla Hsinchu City International Glass Art Festival.
Exhibition e Performance della gru a Napoli.
Invitato ad esporre alla Tokyo International Art Fair
2007 / Espone quaranta opere prodotte dal periodo Gutai ai giorni attuali nella mostra "Shozo Shimamoto: Action Colors 1950-2006" presso la Galleria Pier Giuseppe Carini di San Giovanni Valdarno.
Presso il Fashion Museum di Kobe tiene la performance Felissimo WHITE PROJECT; le opere realizzate vengono esposte allo Hyogo Prefectural Diplomatic Estabilishment e al Kobe Fashion Museum. Presenzia al P3 Project per la Biennale di Venezia; qui si cimenta in una performance, Bottle Crash, nel Chiostro di San Nicolò, organizzata in collaborazione con l’Architetto Luigi de Marchi presidente del “ABCOnlus”. Viene coinvolto nell'organizzazione di un evento a Pechino, "Art Challenged Project", cui partecipano molti artisti disabili arrivati dal Giappone. Alcuni dei suoi lavori più rappresentativi vengono esposti nella collettiva "Artempo" organizzata da Mattijs Visser e Axel Vervoordt nel Palazzo Fortuny di Venezia.

2008 / Il 7 maggio realizza una performance a Punta Campanella, Napoli, coinvolgendo un gruppo di danzatrici vestite da spose con la testa ricoperta da bicchieri saturi di colore.
Il 9 maggio fa una performance nel chiostro della Certosa di San Giacomo di Capri lanciando il colore su otto tele disposte a terra e su due contrabbassi disposti a lato delle tele, ricoperti da spartiti musicali e sorretti da due giovani donne. Sempre alla Certosa di San Giacomo di Capri espone alcuni suoi lavori nella mostra "Vento d'Oriente".   Presso il Museo Magi ‘900 di Pieve Di Cento (BO) si tiene la mostra Shozo Shimamoto / Yasuo Sumi - I colori della pace, con una performance nella sala Modigliani del Museo.
Il 13 novembre 2008 presso il Museo d' Arte Contemporanea di Villa Croce di Genova “Shozo Shimamoto. Samurai, acrobata dello sguardo”, curata da Achille Bonito Oliva.
2009 / In occasione di Roma. Road to Contemporary Art , sono esposte sue opere in diverse mostre:
Hofficina d’Arte, a cura di Achille Bonito Oliva;
Palazzo Barberini, “Cose mai viste II” a cura di Achille Bonito Oliva, dedicata alle opere delle collezioni private degli artisti.
Palazzo delle Esposizioni, in collaborazione con la Fondazione Morra, l’Archivio Pari & Dispari e l’Associazione Shozo Shimamoto.
Partecipa alla mostra collettiva “Madre Coraggio: l’arte” a cura di Achille Bonito Oliva che si tiene all’interno del Festival di Ravello.
Tiene una mostra personale presso la galleria “VV8 artecontemporanea” di Reggio Emilia, in collaborazione con l’Associazione Shozo Shimamoto, dal titolo “La danza del colore”, in occasione della quale ha luogo una performance del coreografo Mauro Bigonzetti e quattro ballerini della Fondazione nazionale di danza Aterballetto che animano gli abiti da sposa realizzati da Shimamoto nell’azione di Punta Campanella.
2011 / Sculture e grandi tele provenienti dalle performance di Venezia, Punta Campanella, Capri e Genova sono esposte nella basilica di Santo Stefano di Bologna in occasione di Arte Fiera OFF in una mostra a cura di Achille Bonito Oliva.
Mostra personale presso la galleria “Nicola Pedana” di Caserta.
Mostra personale presso la Fondazione Morra di Napoli. Assieme a opere di grandi dimensioni sono proiettati due video di Mario Franco che documentano le performance di Piazza Dante a Napoli (2006) e Punta Campanella.
Viene invitato a condurre due performance presso il Moderna Museet di Stoccolma in Svezia in occasione dell’evento “AN EXPERIMENTAL CONFERENCE ON ART AND SCIENCE TO CHALLENGE THE MID-SUMMER SUN” dove reinterpreta la performance con il cannone del 1956 e quella su palcoscenico del 1957.
2012 / Dal 14 marzo al 5 maggio 2012 la mostra personale “SHOZO SHIMAMOTO” c/o la Axel Vervoordt Gallery di Anversa (Belgio). Mostra personale "Shozo Shimamoto, Opere 1950-2011" a Palazzo Magnani a Reggio Emilia. Partecipa alla mostra "Explosion: Pittura in Azione" al Moderna Museet di Stoccolma. Mostra "Dipingere il Vuoto" al MOCA di Los Angeles con una sala dedicata a Shimamoto.
2013 / Partecipa a Milano  al  progetto internazionale di Mail Art  "INviso" curato da Ruggero Maggi. Prima del 25 gennaio  2013,  l'anno della morte, partecipa a Salerno al Progetto Internazionale "Wunderkammer Artistamps " a cura di Giovanni Bonanno, con  una delle ultime partecipazioni alla mostra Collettiva Internazionale in omaggio ai 70 anni di Marcello Diotallevi svoltasi  a giugno. Prima retrospettiva dopo la morte alla Galerie Hofburg a Bressanone con una ventina di dipinti  a cura di  Vittoria Coen. Prima antologica milanese di Shozo Shimamoto  allo Studio Giangaleazzo Visconti di Milano  con 30 opere presentate  in grado di ripercorrere la ricerca dell’artista giapponese.  (Biografia a cura di Giovanni Bonanno)
  






COLLEZIONI:
In  Giappone

Museo d’Arte Contemporanea di Tokyo, Museo d’Arte di Fukuoka, Museo di Kitakyushu, Museo d’Arte di Hyogo, Museo d’Arte Moderna di Osaka, Museo di Nara, Museo d’Arte di Takamatsu, Museo d’Arte di Ashiya, Museo d’Arte di Miyagi, Museo d’Arte di Shizuoka, Museo di Gifu, Museo d’Arte Contemporanea di Osaka, etc.


All’estero  

Tate Modern (Londra), Museo Nazionale di Arte Moderna di Roma, Art Center di Milano, Paris Gallery, Mail Art Museum (Berna, Svizzera), Galleria Internazionale di Arte Moderna Ca’ Pesaro, Collezione Bongiani Ophen Art Museum di Salerno, etc.
VISIT: Il sito ufficiale di  www.shozo.net  








VIRTUAL FLUXUS TWO
SHOZO  SHIMAMOTO
1928 - 2013



SPAZIO OPHEN VIRTUAL ART GALLERY 2.0

Via S. Calenda, 105/D  - Salerno
16  luglio 2015 – 29 agosto 2015
Inaugurazione: domenica  giovedì 16 luglio  2015, ore 18.00
Orario: tutti i giorni ore 00.00 - 24.00


e-mail: bongiani@alice.it     





Catalogo Digitale: