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mercoledì 16 marzo 2022

Cara Cecilia Alemani posso criticare?

 

Sandro  Bongiani


“VERSO L’ARTE DEI  SOGNI”

Lettera aperta di Sandro  Bongiani alla “curator” Cecilia Alemani direttrice della 59 Biennale Internazionale d'arte di Venezia e curatrice del Padiglione 2022



La Biennale di Venezia 2022, Courtesy La Biennale di Venezia  

Come nella politica italiana, anche nel sistema ufficiale dell’arte gli interessi di parte dominano le scelte, restituendoci, spesso, uno spaccato non del tutto veritiero delle ricerche  svolte.

Dall'improvviso incarico attribuitole da Paolo Baratta  come direttrice del settore arti visive alle scelte discutibili svolte in questa 59 Biennale di Venezia”. "Il latte dei sogni"  una  rassegna pensata e posticipata di un anno per la pandemia con la presenza di ben 213 artisti nata con lo scopo ambizioso di indagare il tema della mutazione dell’umanità, la virtualità  e la postumanità, soggetto assai caro  all’americano Jeffrey Deitch.  Il titolo preso in prestito da un piccolo libro per bambini di Leonora Carrington rimane  un fragile escamotage per mettere assieme  una numerosa  flotta di artisti di diversa tendenza che vengono  presentati per l'occasione a cercare invano un cortocircuito  già negato in partenza da una indagine di parte ricondotta a un semplice schematismo.


Il Curator Cecilia Alemani Photo by Andrea-Avezzù - Courtesy La Biennale di Venezia


Cara Cecilia Alemani, se il fine era quello di voler dare - come lei stessa dichiarava in conferenza stampa -  voce alle artiste e artisti per realizzare progetti unici  in cui l’ibrido e il fantastico,  poteva  far riflettere sulla  condizione di un tempo post-umano segnato dalla relazione tra corpo e tecnologia, doveva esserci una selezione ben più rigorosa delle presenze da scegliere.


Il critico Renato Barilli

"Il latte dei sogni" - secondo noi - è rimasto purtroppo nascosto nel cassetto dei sogni e divenuto provvisoriamente pretesto per poter riunire assieme sotto un unico tetto diverse anime segnate da differenti percorsi di ricerca che si ritrovano ora, magicamente,  a convivere in una sorta di  occasionale e forzata condivisione collettiva. Anche  l'altro evento "Storia della notte e destino delle comete", evento curato da Eugenio Viola, con un solo e unico artista italiano non brilla di luce propria visto che  si trova relegato  e ghettizzato  in quarantena  all'Arsenale. Eppure, non sono bastati i diversi inviti prima di questa sua 59 Biennale, del critico bolognese Renato Barilli  a dirigere giustamente l'attenzione all'arte italiana prospettando una rassegna di ampio respiro  di presenze da proporre  con orgoglio negli spazi dei Giardini presso il Padiglione Italia piuttosto che all'Arsenale, con significative presenze anche della nuova generazione. Tutte le raccomandazioni rivolte a lei dal critico bolognese rimangono convincenti e assai condivisibili.  Una soluzione  ragionevole poteva essere cercare di  sostenere le ricerche degli  artisti italiani, non limitandosi a presentare  "deus ex machina"  uno dei soliti artisti come Gian Maria Tosatti, che in questi due confusi anni di pandemia si ritrova, "è un caso unico in Italia",  con doppia nomina a essere Direttore Artistico della Quadriennale di Roma e contemporaneamente, non era mai successo, anche unico artista invitato per il Padiglione Italia, come se  gli artisti italiani fossero ad un tratto scomparsi dalla faccia della terra. All’esagerata e inutile  “ammucchiata” proposta nel 2011 da Vittorio Sgarbi alla 54* Biennale di Venezia con i padiglioni regionali corrisponde ora una  desolante scelta di un solo artista al Padiglione Italia che alimenta le contraddizioni del suo attuale operare.


Gian Maria Tosatti - Courtesy Severina Venckute

Del resto, Barilli  le aveva  già lesinato opportune critiche al suo indirizzo, segnalando "un tema generale un po’ troppo arrischiato e sofistico, quello dei collezionismi praticati a vario titolo dagli innamorati dell’arte", aggiungendo di aver creato "una bellissima mongolfiera, che però aveva staccato gli ormeggi dal suolo dell’attualità per librarsi lassù nell’etere". Per "Il latte dei sogni"  il nostro rammarico è di aver  notato presenze alquanto  discutibili come  la nostalgica  Leonora Carrington,  arenata da tempo nelle secche aride e inattuali di una visione surrealista per niente attuale e di contro aver  dimenticato, forse per distrazione, oppure volutamente, personaggi originali come  per esempio la giapponese Yayoi Kusama, la poetica  e geniale Giulia Napoleone, oppure, la dimenticata Clemen Parrocchetti, Lucia Pescador, Gabriella Benedini e diverse  altre artiste ancora. Che dire poi della longeva ottantaquattrenne americana "SuperSkyWoman" Coco Gordon, altra artista da lei volutamente non considerata, nota per essere stata dal 1982 in poi  parte integrante del movimento Fluxus  e  per oltre un ventennio  in contatto assiduo  con l'americano  Ray Johnson. Un’artista votata ancora oggi alla sperimentazione è dedita soprattutto alla produzione di originali e fantasiosi libri d’artista  tagliati  e esposti in diverse parti del mondo. Questa è la cupa delusione che si prova per le sue  parziali  scelte e soprattutto,  di ciò che poteva essere svolto con serietà e che purtroppo è stato celato opportunamente  “nel cassetto privato dei sogni” e mai completamente svelato.  

 Sandro Bongiani, 16 marzo 2022


Coco Gordon, Lightworks, Experimental Art Issue # 18, 1986-87, 
coco cut 2019 - Courtesy Collezione privata





.© - Archivio Ophen Virtual Art 

giovedì 13 aprile 2017


La Biennale di Venezia
57. Esposizione Internazionale d’Arte
VIVA ARTE VIVA  

Carolee Schneemann
Leone d’Oro alla Carriera della Biennale Arte 2017



Venezia, 13 Aprile 2017 - Sarà attribuito a Carolee Schneemann il Leone d’Oro alla Carriera della 57. Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia – VIVA ARTE VIVA.



La realtà e il corpo raccontata da una donna
Carolee Schneemann figura centrale per  l’uso e l’affermazione della performance come strumento di conoscenza femminista, Fin dall'inizio l’artista americana  abbandona lo spazio metaforico della tela per conquistare lo spazio fisico e la realtà del corpo. Una ricerca rigorosa sui temi  spesso celati e contraddetti  legati a esperienze personali della sessualità e della politica, lungo un percorso  difficile e spesso osteggiato.  “Fuses” (1964-1967) rimane  un film-collage che ritrae l’artista mentre fa sesso con il compagno, a glorificazione e celebrazione di una quotidianità emancipata. Diversi anni fa quest’opera è stata accolta con grande ostilità,  tuttavia, dopo anni di attesa la pellicola sarà premiata a Cannes. Per L’approccio aperto e libero delle sue performances e azioni artistiche l’artista ha subito decenni di difficoltà e affronti ideologici. Con la 57. Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia 2017  arriva il premio più atteso e ambito, quello del  Leone d’oro alla carriera.    (Sandro  Bongiani)





Secondo Christine Macel: «Carolee Schneeman (nata a Fox Chase in Pennsylvania nel 1939, vive e lavora nella Hudson Valley, New York) è una delle figure più importanti nell’ambito dello sviluppo della Performance e Body Art. È una pioniera della performance femminista dei primi anni ’60 e ha utilizzato il proprio corpo come materia principale della propria arte. Così facendo l’artista concepisce la donna sia come creatrice sia come parte attiva della creazione stessa. In opposizione alla tradizionale rappresentazione delle donne come semplici oggetti nudi, Schneemann ha utilizzato il corpo nudo come forza primitiva e arcaica in grado di unificare le energie. Il suo stile è diretto, sessuale, liberatorio e autobiografico. L’artista promuove l’importanza del piacere sensuale femminile ed esamina le possibilità di emancipazione politica e personale dalle convenzioni sociali ed estetiche predominanti. Attraverso l’esplorazione di una vasta gamma di mezzi espressivi come la pittura, il cinema, la video arte e la performance, Schneemann riscrive una personale storia dell’arte, rifiutando l’idea di una storia narrata esclusivamente dal punto di vista maschile.»




Il riconoscimento a  Carolee Schneemann sarà consegnato sabato 13 maggio 2017 a Ca’ Giustinian, sede della Biennale di Venezia, nel corso della cerimonia di premiazione e inaugurazione della Biennale Arte 2017, che aprirà al pubblico nello stesso giorno alle ore 10.   





La Biennale di Venezia
57. Esposizione Internazionale d’Arte
VIVA ARTE VIVA





  
Carolee Schneemann
Leone d’Oro alla Carriera della Biennale Arte 2017

Venezia, 13 Aprile 2017 - Sarà attribuito a Carolee Schneemann il Leone d’Oro alla Carriera della 57. Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia – VIVA ARTE VIVA.



La decisione è stata presa dal Cda della Biennale presieduto da Paolo Baratta, su proposta della curatrice della 57. Esposizione Internazionale d’Arte, Christine Macel, che ha dichiarato:

«Carolee Schneeman (nata a Fox Chase in Pennsylvania nel 1939, vive e lavora nella Hudson Valley, New York) è una delle figure più importanti nell’ambito dello sviluppo della Performance e Body Art. È una pioniera della performance femminista dei primi anni ’60 e ha utilizzato il proprio corpo come materia principale della propria arte. Così facendo l’artista concepisce la donna sia come creatrice sia come parte attiva della creazione stessa. In opposizione alla tradizionale rappresentazione delle donne come semplici oggetti nudi, Schneemann ha utilizzato il corpo nudo come forza primitiva e arcaica in grado di unificare le energie. Il suo stile è diretto, sessuale, liberatorio e autobiografico. L’artista promuove l’importanza del piacere sensuale femminile ed esamina le possibilità di emancipazione politica e personale dalle convenzioni sociali ed estetiche predominanti. Attraverso l’esplorazione di una vasta gamma di mezzi espressivi come la pittura, il cinema, la video arte e la performance, Schneemann riscrive una personale storia dell’arte, rifiutando l’idea di una storia narrata esclusivamente dal punto di vista maschile

Il riconoscimento a Carolee Schneemann sarà consegnato sabato 13 maggio 2017 a Ca’ Giustinian, sede della Biennale di Venezia, nel corso della cerimonia di premiazione e inaugurazione della Biennale Arte 2017, che aprirà al pubblico nello stesso giorno alle ore 10.


Sito web ufficiale della 57. Esposizione Internazionale d’Arte:www.labiennale.org
Hashtagufficiale: #BiennaleArte2017 #VivaArteViva

LE IMMAGINI della 57. Esposizione possono essere scaricate da questo link:
Account: biennale2017
Password: biennale2017

CONTATTI
Ufficio Stampa Arti Visive | La Biennale di Venezia
Tel. +39 041 5218 - 846/849/716 | infoartivisive@labiennale.org

Facebook: La Biennale di Venezia | Twitter: @la_Biennale | Instagram: labiennale


venerdì 24 febbraio 2017

VIVA ARTE VIVA - 57. Esposizione Internazionale d’Arte 2017


 
57. Biennale Internazionale d’Arte di Venezia  2017
 

57. Esposizione Internazionale d’Arte

VIVA ARTE VIVA

13 maggio > 26 novembre 2017

Sarà aperta al pubblico da sabato 13 maggio a domenica 26 novembre 2017, ai Giardini e all’Arsenale, la 57. Esposizione Internazionale d’Arte dal titolo VIVA ARTE VIVA, curata da Christine Macel e organizzata dalla Biennale di Venezia presieduta da Paolo Baratta. La vernice avrà luogo nei giorni 10, 11 e 12 maggio, la cerimonia di premiazione e di inaugurazione si svolgerà sabato 13 maggio 2017.
 
La Mostra sarà affiancata da 85 Partecipazioni Nazionali negli storici Padiglioni ai Giardini, all’Arsenale e nel centro storico di Venezia. Sono 4 i paesi presenti per la prima volta: Antigua e Barbuda, Kiribati, Nigeria, Kazakistan (prima volta da solo).
 
Il Padiglione Italia alle Tese delle Vergini in Arsenale, sostenuto e promosso dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, Direzione Generale Arte e Architettura Contemporanee e Periferie Urbane, sarà curato quest’anno da Cecilia Alemani.
 
Anche per questa edizione si prevedono selezionati Eventi Collaterali, proposti da enti e istituzioni internazionali, che allestiranno le loro mostre e le loro iniziative a Venezia in concomitanza con la 57. Esposizione.


57. ESPOSIZIONE INTERNAZIONALE D’ARTEVIVA ARTE VIVA

- Intervento di Paolo Baratta, Presidente della Biennale di Venezia

VIVA ARTE VIVA - 57. Esposizione Internazionale d’Arte

- Intervento di Christine Macel, Curatrice della 57. Esposizione

Artisti invitati

Partecipazioni nazionali

Biennale Sessions

- Educational

- Visite guidate (Arsenale)

- Biglietteria
 
 
 
 
 

"Viva Arte Viva" è il titolo della 57. Biennale Internazionale d’ Arte di Venezia  2017. La curatrice della 57esima Biennale Internazionale di Arti Visive Christine Macel, guarda all’arte come il luogo per i sogni e le utopie, per le relazioni fra esseri umani, natura, universo, senza escludere la dimensione metafisica della spiritualità. Un luogo privilegiato e che merita di essere protetto, messo in luce, esplorato, perché rappresenta l’ultimo baluardo nei confronti dell’individualismo, della gara al consumo, all’indifferenza reciproca verso gli altri, verso il sé e verso il mondo. L’arte dunque è il luogo della formazione della soggettività individuale che diventa immaginario collettivo e inventa mondi, è il luogo fisico e immaginario insieme del sì alla vita e, per chi ha fede, alla divinità. Per questo, Christine Macel ha scelto una esclamazione, "Viva Arte Viva", come augurio alla figura dell’artista, senza il quale non si dà arte. Rispondendo a chi vede in questo atteggiamento di virare all’utopia una manovra diversiva e di disimpegno, Baratta chiosa, in una società dei consumi e tutta dedita alla produttività e all’efficienza, l’Otium ha un valore altissimo. Paolo Baratta ha spiegato l’importanza di questa virata sul sogno e sulla generosità della creatività artistica come risposta precisa e come via di uscita dal manierismo dell’ansia. Christine Macel riporta a fuoco l’importanza della libertà vitale e della generosità della creatività artistica nel mondo in cui viviamo. La Biennale, dice Baratta, ha esattamente il compito di offrire lo spazio perché il mondo creda alla potenza dell’immaginario, e si renda conto della necessità di uno spazio condiviso di generosità e di libertà. Sarà infine anche la mostra della massima inclusione possibile del pubblico nella produzione dell’arte, più che nel suo consumo.
 
 
Per questo il programma è stato strutturato anche in nuovi spazi all’Arsenale, allestiti con usi inediti. In particolare, ogni sabato sarà possibile mangiare e discutere a tavola con un artista diverso, per tutti i sei mesi della mostra. "Open Tables" sarà il nome della sezione. La Biennale dedicata alle forme di vita artistica, "Viva Arte Viva", si svilupperà dunque lungo 12 stanze più un atrio e una sala conviviale. Le stanze proporranno allo spettatore un viaggio dalla formazione della soggettività, all’esplorazione delle cose ultime e dell’infinito, e saranno immaginate come 12 capitoli di un romanzo, non come parti di un saggio. Seguiranno un percorso proprio di finzione, di invenzione del mondo in forma di arte. Il sogno, quindi, non avrà la funzione di essere un luogo surreale e rivelatore, come per Bréton e come era stato inteso da Gioni nella sua stanza dedicata al libro rosso di Jung, ma proprio di inventare e proporre visioni, reali in quanto utopiche. Le età degli artisti saranno disparate, la scelta non ha seguito criteri di mercato, sarà importante la compresenza di artisti di estrazione geografica differente, dagli Inhuit agli Europei, includendo la Russia, con America Latina, Estremo e Medio Oriente, con diversi gradi di notorietà.
 
Una sintesi di queste stanze sarà proposta sul sito della Biennale, dove gli artisti sono stati invitati a postare un video-manifesto del proprio fare arte, oltre che in una sezione dedicata all’interno della mostra, Artist’s Practices Project. Quali saranno i temi dei dodici capitoli, sarà la prossima rivelazione. "Viva Arte Viva", allora appuntamento a sabato 13 maggio 2017.