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mercoledì 28 febbraio 2018

LA CULTURA IN ITALIA TRA POLITICA E INGANNI






La cultura dell’inganno
(La grande incognita della politica culturale in Italia)



Questa  campagna elettorale, a pochi giorni dalle votazioni  si è basata  essenzialmente su polemiche, odio  diffuso  da parte dei diversi schieramenti e mancanza di seri programmi oppure di  proposte volutamente impossibili da realizzare.  L’unica cosa che accomuna i nostri partiti politici è di essere poco propensi a  parlare dichiaratamente di programmi per rilanciare la cultura e il turismo in Italia.  Qualche timida e labile proposta a  valorizzazione  un settore strategico per la crescita del Paese aleggia  per  il 4 marzo  dalle proposte di qualche  partito politico  che dichiara di voler  investire  concretamente nella Cultura pensando soprattutto al  rilancio a lungo termine. Vedremo a breve se sarà purtroppo solo una semplice offerta elettorale. La cultura rimane comunque  la "grande assente” di questa consulta  elettorale, da sempre volutamente ignorata proprio perché fa paura ai politicanti, meglio  negarla oppure lasciarla ai margini di un programma politico senza peso. Da qui arriva il manifesto – appello di 50 intellettuali e artisti che nei giorni scorsi hanno chiesto un maggiore impegno ai partiti, che come affermano, “la cultura potrebbe essere  il motore della crescita ", attingendo alla competenza e all'energia delle migliori risorse  presenti nel paese e valorizzando realtà che continuano a fatica a decollare. 
Basterebbe poco per  rilanciare l’occupazione e la crescita civile, sociale  ed economica di questo paese. Puntare sulla cultura significa valorizzare i tre quarti di beni culturali al mondo presenti tutti nel nostro paese,  attivare i viaggi, il turismo e persino l’editoria. Fare una politica culturale significa pensare a  nuove strategie possibili  avviando un progetto  credibile e  utile al futuro dei giovani, per educarli alla poesia, per concedergli un senso e una prospettiva certa.  Potremmo navigare in un mare di  ricchezza ben sapendo che il nostro petrolio si chiama “cultura”, purtroppo, molti dei nostri politici sono convinti che con la cultura “non si mangia” non pensando minimamente che essa potrebbe diventare il volano strategico di una futura crescita economica. Di certo, la  timida e debole  riforma attuata da  Franceschini va rivista e potenziata con energia e  più convinzione. Ci chiediamo: nei  prossimi anni desideriamo  puntare su una seria politica culturale, oppure,  continuare per inerzia ad andare alla deriva come  del resto abbiamo fatto prima e dopo la recessione?   Questa è la reale prospettiva di un prossimo e precario futuro in Italia.     
Sandro  Bongiani