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lunedì 5 settembre 2022

MILANO SCULTURA / Fabbrica del Vapore 2022

 



 



MILANO SCULTURA

 Milano, Fabbrica del Vapore

9 – 11 settembre 2022

Anteprima stampa: venerdì 9 settembre, ore 12.30

Opening: venerdì 9 settembre, ore 18 - 22

 

Milano Scultura, l’unica fiera italiana interamente dedicata alle arti plastiche, torna per la sesta edizione nella sua sede originaria nel cuore della metropoli lombarda, la Fabbrica del VaporeDal 9 all’11 settembre 2022, oltre 40 tra artisti e gallerie, selezionati con attenzione curatoriale dalla direttrice Ilaria Centola e dal curatore Valerio Dehò, riportano al centro la scultura non solo come linguaggio tradizionale– attraverso opere tridimensionali, dal marmo al bronzo, dalla ceramica ai materiali di recupero– ma anche come forma espressiva in grado di raccontare i grandi temi del contemporaneo.

Con il patrocinio del Comune di MilanoMilano Scultura vuole essere fiera e progetto espositivo godibile da un pubblico di collezionisti come di appassionati: “Creare un ambiente piacevole di scambio intellettuale con ingresso libero dove le gallerie e gli artisti possono esprimere tutte le loro potenzialità è doveroso verso la città che amo e il mondo dell’arte in generale”, dichiara la direttrice Ilaria Centola.

 

Fulvio Borgogno, Il Codice, 2018, scultura in legno di tiglio dipinto con colori av  crilici, h70 cm


La manifestazione non è infatti mai stata solo spazio di mercato ma anche luogo fertile di confronto alimentato dalla collaborazione con le scuole e in particolare con l’Accademia di Brera che anche quest’anno partecipa con un progetto tematico, dal titolo “Focus Trasformazioni”.

Di carattere più strettamente curatoriale i “Progetti speciali”, quest’anno dedicati a temi di attualità a sottolineare l’urgenza dell’arte di capire ed esorcizzare la drammaticità del presente, quali: “Factoryman progetto site specific nato dalla collaborazione tra l’associazione culturale Startè e Brain, realtà che opera nella comunicazione e nell’editoria d’arte; la performance “No War – No Crimes” di venerdì 9 settembre alle ore 19 dell’artista e performer Ernesto Jannini; il progetto fotografico-scultoreo “Tutti al mare” del collettivo R.E.M.I.D.A, da sempre promotore di un'arte dalla forte connotazione etica pone l’attenzione sull’inarrestabile dramma dei migranti.

 

 

Elia Alunni Tullini, Turquoise shell,  2022, maiolica, 60x40x30 cm

 



Mauro Molinari, Pianeta. 1999

L’installazione era stata creata precedentemente per il Giubileo della fine degli anni ‘90,  mentre Il titolo dell’Installazione era “Stellae Errantes”. Si componeva di 7 Pianete, 6 sono al Museo Diocesano di Velletri e questa è l’unica presente in una collezione privata. In questa Pianeta del 1999 i laterali della Pianeta si muovono per evidenziare la frattura e la sofferenza.





Milano Scultura

Ideata e diretta da Ilaria Centola

A cura di Valerio Dehò

Con il patrocinio di Comune di Milano

In collaborazione con Fabbrica del Vapore

Date 9-11 settembre 2022

Anteprima stampa venerdì 9 settembre, ore 12.30

Opening venerdì 9 settembre, ore 18 - 22

Sede Fabbrica del Vapore, Via Giulio Cesare Procaccini, 4,

20154 Milano MI

Orari sabato ore 11-20, domenica 11-19

Ingresso libero

Catalogo edito da NFC Edizioni, con testo di Valerio Dehò

Info al pubblico info@milanoscultura.com | www.milanoscultura.com

 

 

 Evento segnalato da Archivio Ophen Virtual Art di Salerno


martedì 2 febbraio 2021

I dormienti di Mimmo Paladino

 



Mimmo Paladino - I dormienti


CARDI GALLERY | Milano
MIMMO PALADINO
I DORMIENTI
22 febbraio - 30 aprile 2021

                Mimmo Paladino, I Dormienti (dettaglio) I Ph. Gino Di Paolo

Imperturbabili uomini eterni realizzati in terracotta accostando frammenti provenienti dalla stessa matrice ma combinati diversamente, ognuno con il colore unico dell'argilla utilizzata: I Dormienti di Mimmo Paladino nascono alla fine degli anni Novanta, quando l’artista li espone per la prima volta a Poggibonsi (1998) nell’ambito della mostra Arte all’Arte. Nel 2000 si decide di fonderli in bronzo per l’installazione permanente della Fonte delle Fate sempre a Poggibonsi. Altri Dormienti e Coccodrilli in terracotta sono stati realizzati per la grande mostra negli spazi sotterranei della Roundhouse di Londra (1999), in dialogo con un impianto sonoro appositamente ideato dal musicista, compositore e produttore britannico Brian Eno.

A vent’anni di distanza, l’artista ne cura personalmente un nuovo allestimento inedito, un unicum irripetibile pensato per la prima esposizione a Milano, negli spazi di Cardi Gallery dal 22 febbraio al 30 aprile 2021.

"Desideriamo inaugurare questo nuovo anno con una mostra importante e ambiziosa – spiega Nicolò Cardi – In un momento particolare come quello di oggi continuiamo a produrre concretamente contenuti di altissima qualità, così da stimolare una nuova progettualità per il sistema dell'arte e dare un segno di fiducia al mondo della cultura."

Nella penombra del grande open space della galleria milanese, l’artista dispone 32 sculture secondo una nuova costruzione concettuale, rimodulando il tono dell’installazione con solennità. Le composizioni musicali di Brian Eno anche questa volta liberano I Dormienti dalla pesantezza del sonno o dall’evanescenza del sogno, restituendo loro un soffio vitale e una serena concretezza.

"Ricorre in Paladino l’idea di assemblare delle forme come se fossero moduli – dichiara Demetrio Paparoni, autore del volume che accompagna la mostra. “Non va dimenticato che l'artista ha in più occasioni manifestato l’attitudine a realizzare opere concepite come un insieme di frammenti archiviati nel suo immaginario visivo. È questa attitudine che lo ha portato a realizzare dei lavori insieme a Sol Le Witt, Alighiero Boetti e non ultimo Brian Eno, artisti che hanno sempre lavorato con un concetto di modulo e di ripetizione differente".

I corpi de I Dormienti – in cui molti hanno visto un’ispirazione ai resti degli abitanti di Pompei e Ercolano, ma che in realtà fanno riferimento ai disegni di Henry Moore dei ricoveri di guerra inglesi durante la Seconda Guerra Mondiale – sono accompagnati al primo piano dello spazio dalla grande opera inedita Sunday Mornin' Comin' Down composta da 100 disegni realizzati nel corso del 2020. Anche quest’opera, così come I Dormienti, è emblematica del modo in cui l'artista concepisce il lavoro, un puzzle nel quale i frammenti convergono in un unicum monumentale, una “finestra panoramica” sulle immagini che popolano il mondo dell'artista alla ricerca di un equilibrio naturale tra intimismo e memoria collettiva.

In occasione della mostra sarà pubblicato un libro con testo introduttivo di Demetrio Paparoni.

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ENG below


CARDI GALLERY| Milan

presents

MIMMO PALADINO
I DORMIENTI
[THE SLEEPERS]

February 22nd – April 30th, 2021
Cardi Gallery, Corso di Porta Nuova 38, Milan - Italy

Milan January 21st, 2021 – Unperturbed eternal men, made of terracotta made by juxtaposing fragments coming from the same matrix but combined differently, each with the unique color of the clay used: I Dormienti [The Sleepers] by Mimmo Paladino were born in the late Nineties, when the artist first exhibited them in Poggibonsi (1998) as part of the Arte all'Arte exhibition. In 2000 he decided to cast them in bronze for the permanent installation into the Fonte delle Fate (Poggibonsi). Other terracotta Sleepers and Crocodiles were created for the great exhibition in the underground rooms of the Roundhouse in London (1999), in dialogue with a sound system specifically designed by the British musician, composer, and producer Brian Eno.

Twenty years later, the artist personally curates a new set-up, an unpublished one, an unrepeatable unicum designed for the first exhibition in Milan, in the spaces of Cardi Gallery from 22nd February to 30th April 2021.

"We wish to inaugurate this new year with an important and ambitious exhibition – explains Nicolò Cardi –. In a particular moment like today we continue to concretely produce high quality contents, so as to stimulate a new planning for the art system and give a sign of trust in the world of culture."

In the dim light of the large open space of the Milanese gallery, the artist arranges 32 sculptures according to a new conceptual construction, re-modulating the tone of the installation with solemnity. Once again, Brian Eno's musical compositions free I Dormienti from the heaviness of sleep or from the evanescence of dreams, restoring them a vital breath and a serene concreteness.

“The idea of assembling shapes as if they were modules recurs in Paladino" states Demetrio Paparoni, author of the volume accompanying the exhibition. "It should not be forgotten that the artist has on several occasions manifested an aptitude for creating works conceived as a set of fragments archived in his visual imagination. It is this attitude that led him to create artworks together with Sol Le Witt, Alighiero Boetti, and, last but not least, Brian Eno, artists who have always worked with a different concept of module and repetition”.

The bodies of I Dormienti – in which many have seen a reference to the remains of the inhabitants of Pompeii and Herculaneum, but which actually refer to Henry Moore's drawings representing the British war shelters during World War II – are accompanied to the first floor of the gallery from the great unpublished work Sunday Mornin 'Comin' Down, composed of 100 drawings made during 2020. This work, like I Dormienti as well, is emblematic of the way of working of the artist; as a puzzle where the fragments converge in a monumental unicum, a “picture window” on the images that inhabit the artist's world in search of a natural balance between intimism and collective memory.

On the occasion of the exhibition, a book will be published with an introduction by Demetrio Paparoni.


CARDI GALLERY | Milano
MIMMO PALADINO
I DORMIENTI
22 febbraio - 30 aprile 2021


Cardi Gallery | Milan
corso di Porta Nuova 38 | 20121 Milan IT
T. +39 0245478189 | E. mail@cardigallery.com

Cardi Gallery | London
22 Grafton Street | W1S 4EX London UK
T. +44 2034099633 | E. mail@cardigallery.com


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mercoledì 28 febbraio 2018

UN ARTISTA AL MESE / Fausto Melotti


  UN  ARTISTA  AL  MESE / Marzo 2018

Ogni primo del mese e per 12 mesi verranno presentati  in queste pagine 12 artisti  con alcune opere significative  integrate da video e relativa biografia sintetica. Una collezione immaginaria e  ideale di arte contemporanea, una raccolta dei sogni  e anche dei  desideri.  Non ha la pretesa  di essere una raccolta museale definita, completa.  È la raccolta del momento, soggetta anche  a ulteriori aggiornamenti,   e   cambiamenti  sostanziali.  Nasce, soprattutto,   dal desiderio  di far conoscere alcuni artisti nati tra gli anni 20 e 60,  ancora non del tutto conosciuti al grande pubblico che nel corso degli anni  hanno  definito in modo  poetico e originale  una propria visione personale dell’arte.  Sandro  Bongiani



Fausto  Melotti




UN  SOFFIO  DI  VENTO

 Poema visivo 
dedicato a Fausto  Melotti

  
La vita  di un uomo è fatta di  oscuri tintinnii di campane appese per la gola, di cadute, di miraggi e anche  di memorie solitarie che nascono da cadenze antiche.
Solo nell’oscurità il silenzio  incarna  essenze malinconiche  senza tempo.  
La luce vola oscura tra fruscii e  rintocchi che sbattono cupi nell’aria come presagi dell’invisibile.
Solo nella fantasia il silenzio magicamente  vola e prende forma.
L’aspro vento  di Rovereto  sfiora e accarezza le  frange dei cenci appesi ad una trave  di ferro sibilando oscuri presagi e mirabili incanti, per poi  adagiarsi  fiera  sopra  la  polvere che il tempo ha  conservato.
Solo nei ricordi   il silenzio  diventa poesia   tra una  metamorfosi  e un battito d’ali che il tempo   si appresta a cancellare.
Nella penombra dei  pensieri,  insolite  presenze di latta e di ruggine  colano  orgogliosi lungo remoti pendii  per condensarsi in entità sospese.
Solo nel silenzio dell’oscurità gli incanti   si trasformano in  note  e  in contrappunti musicali nel tentativo  di esserci ancora.

Giovanni Bonanno © 2012




Le  opere:






L’esposizione di Fausto Melotti (Rovereto, 1901; morto a Milano nel 1986) accoglie,  in maniera cronologica, oltre duecento opere tra terracotte, disegni, ceramiche, gessi e sculture in ottone,  in un arco di tempo che va dal 1930 al 1986. La sua scultura nasce tra tradizione, rinnovamento del linguaggio e della scultura contemporanea: sensitiva, volubile, capricciosa; per questo  sembra che voli tanto appare leggera e precaria. Sono apparizioni provvisorie in attesa  di un soffio di vento per rianimarsi, per divenire viaggio, essenza, racconto. Apparizioni  che non tentano di "definirsi in forma”,  ma vivono l’istante come  momento sfuggente, insostanziale. Presenze che hanno bisogno dell’aria e dell’atmosfera per sopravvivere, includendo nell’azione  forze che possono apportare nuovi sviluppi. 

L’artista non fa leva  sull'accostamento casuale e ironico dell’objet  trouvè di matrice  duchampiana, non cerca  la provocazione e neanche  fa leva sull'utilizzo degli oggetti tout court,  ma incentra tutto il suo lavoro  sulla manualità, sulla manipolazione dei  materiali semplici e soprattutto sulla trasfigurazione in base ad un emergente bisogno espressivo e comunicativo. Per tale motivo i materiali non vengono mai presentati per quello che sono ma trasformati in funzione di una sintesi, per la carica di suggestione che possono trasferire.  Sono  presenze che tendono alla tensione, al flusso indefinito, nel tentativo di trasformarsi in contrappunto poetico e per apparire come favola. Una visione in realtà complessa e intricata. Un transitare veloce,  decisamente solitario,  sospeso al di là del logico e del consueto. Quelli di Fausto Melotti sono segni poetici situati nella dimensione più oscura e vera della penombra, presenze senza tempo in cui la vita, per un attimo, si è rappresa. Una rappresentazione decisamente inconsistente, immateriale, transitoria, sospesa tra un apparire indeterminato  che  cerca,  anche per un solo attimo di  trasformarsi in vertigine e  svelarsi.


sandro bongiani
Exibart, mostra visitata il 21 dicembre 2011





Il Video:

Fausto Melotti. Quando la musica diventa scultura    

Fausto Melotti porta armonia nelle sale del Castello di Miradolo  a San Secondo di Pinerolo, mostra conclusasi  11 febbraio 2018.


durata 18:05 









Fausto  Melotti  (1901 - 1986)

Fausto Melotti nasce a Rovereto (Trento) nel 1901. Nel 1915 si trasferisce con la famiglia a Firenze dove conclude gli studi secondari. Nel 1918 si iscrive alla facoltà di Fisica e Matematica dell’Università di Pisa, corso di studi che proseguirà al Politecnico di Milano, dove nel 1924 si laurea in ingegneria elettrotecnica. Nel frattempo porta a termine i cinque anni di studi musicali, conseguendo il diploma in pianoforte e intraprende lo studio della scultura, a Torino, presso lo scultore Pietro Canonica. Si iscrive poi all’Accademia di Brera di Milano, dove è allievo di Adolfo Wildt, insieme a Lucio Fontana, con il quale stringe un lungo sodalizio. Si diploma nel 1928. Nel 1932 accetta l’incarico da parte della Scuola artigianale del mobile di Cantù per un corso di plastica moderna. L’artista così si esprime: " Noi crediamo che all’arte si arrivi attraverso l’arte, frutto d’intuito personale: perciò tutto il nostro sforzo consiste nell’insegnare il piccolo eroismo di pensare col proprio cervello." Nel 1935 aderisce al movimento "Abstraction-Création", fondato a Parigi nel 1931 da Herbin, Vantongerloo, Hellion, Arp, Gleizes, Kupka, Tutundjian e Volnier, con lo scopo di promuovere e diffondere l’opera degli artisti non figurativi. Nello stesso anno rende anche esplicita la sua adesione al gruppo degli astrattisti milanesi partecipando alla prima mostra collettiva di arte astratta nello studio di Casorati e Paulucci a Torino ed esponendo a Milano, alla Galleria del Milione, una sua personale con sculture di ispirazione rigorosamente contrappuntistica. "Attraverso queste opere è possibile scorgere l’operazione che Melotti sta sperimentando: il trasferimento dei valori musicali alla scultura. La musica diviene presupposto fondamentale, autentica disciplina della ricerca artistica, nuova metafora che apre a inedite esperienze. E’ la musica a guidare la scultura nel processo di defisicizzazione della materia; è lo studio della musica a presupporre l’idea di contrappunto nella scultura: Melotti giunge ad una sorta di "astrazione musicale" nel campo delle arte figurative: "…un’arte [che] è stato d’animo angelico, geometrico".
La sua prima esposizione non ha alcun esito positivo in Italia, né tra i critici né tra gli artisti, mentre riceve la dovuta considerazione, in Francia, grazie a Léonce Rosenberg, e in Svizzera, dove nel 1937 consegue il Premio internazionale La Sarraz.
Nello stesso anno, in occasione della VI Triennale di Milano, crea per la Sala della Coerenza disegnata dallo studio B.B.P.R. (Banfi, Belgiojoso, Peressuti, Rogers) un’opera-chiave, la Costante Uomo. L’idea è totalmente inedita e originale: dodici sculture scandiscono ritmicamente lo spazio in un progetto che, concertando armonicamente colore, parola e piani, suggella a paradigma d’opera d’arte l’installazione ambientale.
Dal 1941 vive per due anni a Roma, dove partecipa al progetto di Figini e Pollini per il Palazzo delle Forze Armate e nel frattempo realizza disegni, dipinti e compone poesie che, con il titolo Il triste Minotauro, saranno pubblicate da Giovanni Scheiwiller nel 1944. Nel dopoguerra, per vivere, si dedica alla ceramica e raggiunge, attraverso una tecnica raffinatissima, una qualità artistica ineguagliabile. Testimonianza ne sono i premi: il Gran Premio della Triennale di Milano nel 1951; nel 1958, la "Grande medaglia d’oro ad artefice italiano" dal Comune di Milano; nel 1959 la medaglia d’oro di Praga e anche quella di Monaco di Baviera. Nel 1967 espone alla Galleria Toninelli di Milano numerose sculture di nuova ispirazione che lo ripropongono all’attenzione del pubblico e della giovane critica. Da questo momento ha inizio una serie di mostre in Italia e all’estero che lo porterà rapidamente al successo e permetterà al pubblico di conoscere la sua opera multiforme: sculture, bassorilievi, teatrini e opere su carta.
Così scrive Germano Celant: "È sull’uscita o sul dialogo tra penombra e luce, alla frontiera tra essenza e movimento, dove i corpi fluidificano e si presentano sinuosi e leggeri che Melotti imposta la sua ricerca, che esprime una svolta nuova alla scultura, perché non lavora più sul togliere dal pieno, ma sul far emergere dal vuoto."
Nel 1973 consegue il Premio Rembrandt, giudicato il Nobel delle arti; nel 1977 gli viene attribuito il Premio Biancamano.
Nel 1974 la casa editrice Adelphi pubblica una sua raccolta di scritti e poesie intitolataLinee, a cui viene conferito, nel 1975, il Premio Diano Marina. Nel 1978 sempre Adelphi pubblica Linee, secondo quaderno. Nello stesso anno riceve il Premio FeltrineIli per la scultura.
Nel 1979 un’antologica del suo lavoro è presentata a Milano a Palazzo Reale. Nel 1981 la città di Firenze gli dedica una mostra al Forte Belvedere.
Da questo momento in poi si susseguono le mostre personali e collettive in Italia e all’estero, che lo vedono tra i protagonisti dell’arte contemporanea. Firenze, Roma e Venezia ospitano importanti personali, ma è presente anche a New York, Londra, Zurigo, Vienna, Francoforte, Monaco e Parigi.  Muore a Milano il 22 giugno 1986.

mercoledì 26 ottobre 2016

Parco di Origgio (VA) / The Couple (2003) di Louise Bourgeois



IL PARCO DI ORIGGIO (VARESE) OSPITA TRE NUOVE SCULTURE MONUMENTALI / LOUISE BOURGEOIS, GIOVANNI RIZZOLI E TRISTANO DI ROBILANT DONANO ALLA CITTÀ TRE SCULTURE CHE TROVANO COLLOCAZIONE PERMANENTE NEL PARCO PUBBLICO COMUNALE 



The Couple (2003) di Louise Bourgeois


Presentate ufficialmente il 25 ottobre2016, nel Parco Comunale a Origgio, tre nuove sculture monumentali donate alla città, The Couple (2003) di Louise Bourgeois,  Naughty Girl(2009-2010) di Giovanni Rizzoli ed Elijah’s Cloud (2012) di Tristano di Robilant. 


Quella di Louise Bourgeois esposta al Parco Comunale della città è, infatti, l’unica scultura esposta in uno spazio pubblico non museale in Europa, fatta realizzare appositamente per questa collocazione e donata dall’artista quando era ancora in vita.  Il progetto di donazione delle tre sculture alla Città di Origgio, che si concretizza oggi, ha origini lontane nel tempo: è infatti nato a New York, proprio nello studio di Louise Bourgeois, più di 15 anni fa, grazie al forte legame di amicizia tra l’artista franco-americana e Giovanni Rizzoli, che al tempo viveva nella metropoli statunitense e frequentava assiduamente lo studio della scultrice. Fu in quel periodo che una delegazione del Comune di Origgio, città nota agli artisti per la presenza dell’attiva fonderia artistica 3v di Walter Vaghi, si recò a New York e, grazie all’intercessione di Giovanni Rizzoli, chiese con una certa dose di audacia alla Bourgeois, allora novantenne, di realizzare una scultura per la città

L’opera di Louise Bourgeois, The Couple(2003) - nella foto a destra, Installation view, Parco di Origgio / © The Easton Foundation/SIAE - per espressa volontà dell’artista è sempre stata concepita per il parco cittadino, sospesa al ramo di un albero secolare. Si tratta di un abbraccio dalle dimensioni imponenti – 365,1 x 200 x 109,9 cm – e dal peso di circa 635 chilogrammi, che cattura lo sguardo per la sua gravità trasformata in leggerezza e per la tensione plastica sprigionata dai due corpi – novelli Paolo e Francesca di dantesca memoria – che si attraggono e respingono avvolti in una spirale che ne confonde forme e sembianze. 

“Le figure nella scultura sospesa The Couple si abbracciano, l’una nelle braccia dell’altra. Nulla potrà separarle. È uno stato precario e fragile. Malgrado tutti i nostri handicap, ci teniamo fra le braccia a vicenda. Quello che mi interessa veramente è il concetto dell’Altro. Si tratta di un punto di vista ottimistico. Incastrate assieme, vorticano per l’eternità.” (Louise Bourgeois).



domenica 28 giugno 2015

FAUSTO MELOTTI & DOMUS A VILLA PALOMA



FAUSTO  MELOTTI

NMNM – VILLA PALOMA   09.07.2015 – 17.01.2016


 


Il Nouveau Musée National de Monaco (NMNM) 

presenta 

FAUSTO  MELOTTI,

 Una mostra dedicata alla polimorfa e sfaccettata produzione di uno dei più importanti artisti italiani attivi tra le due guerre e nel secondo dopoguerra. In mostra sono esposte una ventina di sculture in metallo e più di settanta opere in ceramica.


Dopo la laurea in ingegneria elettrotecnica nel 1924, Melotti prosegue i suoi studi all’Accademia di Belle Arti di Brera tra il 1928 e il 1929, sotto la direzione dello scultore ADOLFO WILDT e di LUCIO FONTANA, con il quale in seguito stringerà un forte legame di amicizia.


La ricerca dei curatori della mostra inizia dall’osservazione del rapporto cruciale tra Melotti e la rivista DOMUS, fondata nel 1928 da GIO PONTI. Partendo da questo focus la mostra si concentra in particolare sulle opere le cui fotografie sono state pubblicate su Domus tra il 1948 e il 1968 a illustrazione di articoli dedicati all’artista o di scritti firmati dallo stesso Melotti.  


La rivista Domus sembra avere un ruolo rilevante nella carriera di Melotti, quasi da spettatore attento e sensibile ai cambiamenti che avvenivano nel suo studio in Via Leopardi 26 a Milano, luogo dove spesso Gio Ponti si recava con la figlia LISA PONTI. I momenti chiave di questo percorso sono percepibili con chiarezza nella successione degli articoli su e di Melotti, pubblicati sulla rivista dal 1948 in poi.

É importante notare che la prospettiva critica sviluppata dalla rivista si basa sull’idea di una continuità poetica nel lavoro di Melotti, confermata dalla presenza in ogni articolo di immagini di lavori appartenenti a periodi differenti. Per questo la mostra non segue un andamento cronologico nel suo percorso.


Gli articoli di Domus valorizzano inoltre il lavoro di Melotti come decoratore – nelle collaborazioni con Ponti e altri architetti – la sua produzione di sculture in ceramica degli anni ’40 e ’50 (basti pensare ai celeberrimi Teatrini e alle placche in ceramica) fino alle più recenti sculture in metallo degli anni ’60, sempre enfatizzando una linea di continuità con la ricerca astratta degli esordi. Nel luglio 1962 Domus pubblica un articolo di Melotti nel quale, con il suo linguaggio poetico, l’artista alludeva all’apparente silenzio seguito al breve ma decisivo periodo astratto della metà degli anni ’30: “Ci accostiamo e ritorniamo, in questo, fra i tanti intermezzi (atti di vita?), all’orfico, mediterraneo imeneo della geometria con la poesia.”

Quasi un anno dopo compare nelle pagine di Domus un altro testo di Melotti, considerato uno dei suoi scritti programmatici fondamentali: L’Incertezza, nel marzo 1963, rappresenta un esauriente manifestdella poetica di Melotti, permettendo all’artista di confermare l’originalità del suo lavoro nel contesto dell’arte astratta e, più in generale, dei suoi contemporanei.


Insieme a Domus, UGO MULAS – presente con una serie di foto di opere di Melotti – gioca un ruolo cruciale all’interno dell’esposizione, perfettamente descritto dal critico ed editore Vanni Schweiwiller, che a proposito del rapporto tra Mulas e Melotti osserva: “Melotti si legò molto a Mulas, che era il suo fotografo […] E la passione e l’eccellenza di un grande fotografo come Ugo Mulas contribuirono in maniera significativa alla riscoperta, anche se tardiva, di un grande scultore come Melotti.” 


In collaborazione con FONDAZIONE FAUSTO MELOTTI
Con la partecipazione di
 DOMUS MAGAZINE e ARCHIVIO UGO MULAS
A cura di:
 EVA FABBRIS e CRISTIANO RAIMONDI
 Lara Facco P&C, press@larafacco.com o +39 02 36565133 / +39 349 2529989


 Segnalato da Archivio Ophen Virtual Art di Salerno